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Tav, il caos italiano e la determinazione francese

Erano due le indiscrezioni principali sulla Tav che era possibile leggere sui quotidiani italiani, questa mattina: il bilancio aggiornato (2,5 miliardi di saldo negativo) dell’analisi costi benefici, al netto delle spese francesi ed europee che erano state incluse nella prima analisi fornita dalla commissione di Marco Ponti, e il fatto che a commissionare il documento supplementare fosse stato il Presidente del Consiglio. Il ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli – che intanto deve vedersela con una mozione di sfiducia targata Pd – ha confermato la prima notizia (e il suo fermo ‘no’ alla realizzazione dell’opera). La seconda, invece, è stata velocemente smentita dai diretti interessati, compreso Palazzo Chigi. E mentre in Italia infuria ancora il dibattito sulla realizzazione della Tav (più o meno ‘mini’), dalla Francia arrivano pochi dubbi: la Torino Lione va fatta. A dirlo, dal forum economico di Versailles, non sono solo le imprese italiane e francesi, o il ministro dell’economia Bruno Le Maire, ma anche il suo omologo italiano Giovanni Tria.

La posizione della Francia sulla Tav

Le Maire, nel corso del forum economico franco-italiano di Versailles, ha sottolineato l’esigenza di migliorare i collegamenti tra Francia e Italia e ha ribadito che la Francia è “favorevole” al proseguimento del cantiere della Tav Torino-Lione. “Ora aspettiamo che l’Italia prenda posizione” su questo dossier sui cui “la Francia è favorevole”. “Credo che il governo stia andando verso quella direzione”, ha risposto Giovanni Tria, riferendosi alle parole dell’omologo francese. “Ci sono posizioni differenti nel governo ma credo che ci sarà un’evoluzione positiva perché sono i fatti” che portano in quella direzione. “Del resto c’è una legge su questo e per cambiare ci sarebbe bisogno di un’altra legge, ma non credo sarà cosi”.

Sempre da Versailles arriva inoltre il messaggio degli industriali dei due Paesi: Confindustria e il Medef sono “determinati” a sostenere il “completamento” della rete Ten-T e “di tutti i principali progetti infrastrutturali necessari ad attuarla. In particolare, la linea ad alta velocità Torino-Lione, anello ancora mancante del corridoio Mediterraneo”, si legge nel documento finale Confindustria-Medef, al termine del forum.

Il caos italiano

In una nota del ministero guidato da Danilo Toninelli, si legge che “l’ulteriore supplemento della analisi costi benefici sul Tav Torino-Lione, che riguarda solo la parte italiana del tunnel di base e la tratta nazionale, è stato prodotto dal gruppo di lavoro del professor Ponti su uno specifico input” del ministero delle infrastrutture, “non della Presidenza del Consiglio”. Smentite così le voci sul coinvolgimento di Conte, il ministero continua dicendo che “il risultato è comunque molto negativo – circa -2,5 miliardi nello scenario realistico”.

Il supplemento di analisi, precisa il Mit è stato fatto “solamente per lo scrupolo di voler dare un ulteriore riscontro al dibattito che si era creato intorno al metodo della analisi” e “come ammesso dagli stessi autori, che il Ministero ringrazia per lo sforzo ulteriore, questo contributo si basa su una impostazione che in qualche modo distorce il corretto fondamento della analisi originale. Il risultato è comunque molto negativo – circa -2,5 miliardi nello scenario realistico, peraltro con una incidenza nettamente inferiore delle mancate accise incassate dallo Stato – e ciò nonostante si considerino i costi dell’investimento al netto dei fondi Ue che, tuttavia, arriveranno eventualmente in massima parte solo a consuntivo”, aggiunge il Mit. “La bozza di questo supplemento è stata consegnata alla Struttura Tecnica di Missione del Ministero soltanto nella giornata di ieri e sarà regolarmente pubblicata – conclude la nota – dopo il vaglio di conformità da parte della medesima Struttura”.

Le “ricostruzioni apparse questa mattina su alcuni quotidiani” sono state smentite anche da Palazzo Chigi, secondo cui il premier Giuseppe Conte “non ha aperto a nessuna ipotesi di mini-Tav né ha mai richiesto un ulteriore contributo all’analisi costi-benefici dell’opera, contributo che è stato invece sollecitato dal Mit”. Il Presidente Conte, si legge nel comunicato della Presidenza del Consiglio, “non ha mai anticipato nessun giudizio, mentre ha sempre ribadito e ancora ribadisce che verrà presa, nella massima trasparenza, la migliore decisione possibile nell’interesse esclusivo del Paese e dei cittadini all’esito dello studio attento del dossier e del confronto politico che ne conseguirà”.

La posizione di Toninelli “come M5s”, al di là di indiscrezioni e smentite, resta profondamente contraria, e il ministro ribadisce “il no alla Tav senza alcun pregiudizio”. Lo ha detto visitando il cantiere per la ricostruzione del Ponte di Annone Brianza crollato il 26 ottobre 2011. “Il Tav può anche servire – aggiunge – e sono felice se dopo il 2070 serve, ma io sono il ministro delle infrastrutture e mi sento responsabile se domani crolla un altro ponte e muore qualcuno, anche se giuridicamente non lo sono, perché avrei potuto impiegare le risorse del Tav per fare manutenzione a quella infrastruttura”. Toninelli vuole “impegnare le risorse del Tav per fare molto meglio di una galleria che sarà pronta tra 15 anni e che forse darà benefici solo dopo il 2070”. Toninelli ha poi sottolineato che “della galleria di base l’Italia paga il 60% perché la tratta esterna francese è molto più ampia di quella italiana e non è finanziata fino al 2038”. Quindi, a suo dire, “stiamo pagando per la Francia una galleria di 57 km, di cui 45 km in territorio francese e 12 in quello italiano e la stiamo pagando quasi tutta noi, perché loro devono fare un investimento enorme fuori e non lo stanno facendo”. “Penso che i politici che ci hanno preceduto – ha aggiunto – si dovrebbero vergognare di avere impegnato soldi che magari potevano essere messi per la manutenzione di infrastrutture come il ponte di Annone e non farli crollare in testa a una persona”.

Parlando nello specifico dell’analisi sull’opera, il ministro ha dichiarato che “nessuno può dire che esiste un’altra analisi costi benefici sulla Tav, ne esiste una sola, abbiamo dato solo ulteriore materiale per un dibattito”. Quei “3,5 miliardi io li voglio impegnare molto meglio e fare tantissimi cantieri su tutto il territorio nazionale per fare manutenzione ed evitare altri morti”, ha concluso riferendosi ai crolli del ponte di Annone e del Ponte Morandi di Genova.

Per il ministro intanto arriva la mozione di sfiducia targata Pd, perché “ha bloccato i cantieri in tutta Italia, ha preso in giro gli italiani” e perché è stato “di fatto, commissariato”. L’annuncio è della capogruppo Pd in commissione Trasporti della Camera Raffaella Paita. “Il 3 febbraio (1 mese fa) Di Maio aveva definito la minitav una ‘super cazzola’. Oggi apprendiamo – dice Paita riferendosi alle indiscrezioni smentite da Palazzo Chigi – che Conte (Mascetti?) sposa la linea minitav dettata dalla Lega. Un progetto che non esiste. Nulla di più assurdo e falso”.

“Nuove approvazioni – sostiene la deputata Pd – ripristino dei lavori già fatti, perdita di finanziamenti, imprese in ginocchio, lavoratori lasciati a casa e tanto tempo perso per salvare la faccia al governo dopo che il M5S ha straperso le regionali. Da questa vicenda emerge una sola certezza: Toninelli deve dimettersi”. Tra i motivi, secondo il Pd, ” l’aver detto che lo scavo non era mai iniziato salvo poi dal suo ministero scrivere che ci sono già diversi km scavati del tunnel di base oltre ai 25 km di gallerie servizio. Ha mentito o è incapace”. Inoltre secondo i dem Toninelli ha “dato il via libera ai bandi solo ora grazie alla lotta della società civile e politica di tutta Italia, ma dicendo che tanto ha sei mesi per revocarli. Allora perché non li ha pubblicati quando a settembre poteva farlo? Sta giocando sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini con continui rinvii”. Inoltre “la sua analisi costi benefici come abbiamo sempre detto è inaffidabile e ha fatto perdere tempo e credibilità al paese. Adesso anche Conte la sconfessa. La mini tav non esiste: è lo stesso progetto già approvato. Salvini mente o è incapace e Toninelli se ne deve andare se decide Salvini anche le bugie da dire agli italiani”.

 

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