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Primarie Pd, perché serve un’opposizione

Le primarie per molti sono un rito stanco. A maggior ragione per un partito a rischio estinzione come il Pd. Sono una suggestione ‘americana’, sostengono da sempre i detrattori di uno strumento che i Dem hanno addirittura blindato nello Statuto. Non fanno parte della nostra cultura politica e rischiano di essere più utili agli avversari che al partito che le organizza, prosegue in genere il ragionamento. E spesso, effettivamente, e’ stato così.

Oggi, però, l’affluenza ai gazebo ha un significato diverso. Da domani ci sarà un segretario che avrà la legittimazione di una consultazione popolare andata oltre le attese.

Con una coalizione di governo che gode di una maggioranza larga e con un leader come Matteo Salvini in costante crescita di consenso, non sarà solo il segretario del principale partito di opposizione ma avrà anche la responsabilità di costruire un’alternativa possibile, l’ipotesi di un’alternanza di governo che è la condizione essenziale per cui una democrazia matura possa esprimersi.

Sarà il nuovo segretario del Pd in grado di farlo? Sarà un leader capace di rifondare, riorganizzare e rilanciare un’intera area politica che si è avvitata in una crisi che in molti continuano a ritenere irreversibile? Nicola Zingaretti, spettera’ a lui guidare il nuovo corso Pd, Maurizio Martina e Roberto Giachetti hanno accettato la sfida e ora dovranno essere capaci di rispondere alla richiesta che arriva da una parte minoritaria ma rilevante del Paese: devono riuscire a uscire dall’angolo, rimettendo in gioco una forza progressista, alternativa al sovranismo giallo-verde.

Saranno opposizione, presumibilmente ancora a lungo, ma dovranno innanzitutto recuperare lo status di ‘alternativa credibile’. E’ un percorso che serve al Paese, per uscire da una pericoloso vuoto di rappresentanza. Senza opposizione è anche più difficile governare bene. Sicuramente è più facile, come sta accadendo da ormai dieci mesi, perdere di vista la realtà, i problemi concreti, le priorità. Serve una dialettica sana e senza un Pd ‘presentabile’ è difficile che ci sia. Per questo Zingaretti, a prescindere da come la si pensi, avrà da domani un ruolo rilevante. Dentro e fuori il Pd.

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