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Trattativa Alitalia in stallo, sindacati preoccupati

Il termine delle trattative lo ha dato Luigi Di Maio: “la negoziazione” su Alitalia tra Ferrovie dello Stato, Delta e EasyJet “è tuttora in corso e ci aspettiamo si concluda positivamente entro il 31 marzo“. Le rassicurazioni del vicepremier sul progetto “lungimirante” in serbo per la compagnia non sono state però sufficienti. Dopo l’incontro ‘tecnico’ al Mise su Alitalia, che non ha portato a decisioni, sindacati e piloti hanno perso la pazienza, preoccupati dalle voci di ripensamenti di Delta e Easyjet. E dall’estero il Financial Times pone dubbi sull’intera operazione, a partire dal ruolo di Fs.

Le rassicurazioni di Di Maio

“L’eventuale presenza diretta dello Stato nel capitale della nuova Alitalia non dovrà avere alcuna connotazione dirigistica”, ha detto Di Maio rispondendo in question time alla Camera. “In questo momento la cosa più importante è che il soggetto acquirente, anzitutto Fs, possa elaborare e poi attuare una strategia autorevole ma allo stesso tempo credibile dal punto di vista industriale e occupazionale”, ha aggiunto il Vicepremier.

Di Maio ha ricordato che lo Stato è già “dentro Alitalia sia dal punto di vista finanziario, sia da un punto di vista gestionale con l’opera dei commissari con una prioritaria funzione di garanzia della continuità aziendale e della tutela occupazionale”. Oltre a chiarire che “allo Stato Luftansa non ha ribadito interesse per l’operazione” Alitalia, Di Maio ha sottolineato che “è giusto che gli operatori che si stanno confrontando lo facciano liberamente secondo logiche di mercato industriali”.

La preoccupazione dei sindacati

Una affermazione in contrasto con quanto sostenuto dai sindacati. “La lunga attesa sulla trattativa tra Fs Italiane e Delta e EasyJet per il rilancio di Alitalia non solo è dannosa per la stessa compagnia, ma anche troppo incerta”, afferma in una nota il segretario generale della Fit Cisl, Salvatore Pellecchia. “Dal 12 ottobre, quando lo abbiamo incontrato la prima volta – prosegue Pellecchia – il Ministro dello Sviluppo economico Di Maio sta praticamente ripetendo le stesse rassicurazioni, ma da allora l’unica novità di rilievo è l’inizio della negoziazione tra le Ferrovie e le due compagnie aeree. Negoziazione che, nonostante l’entusiasmo, ha esiti tutt’altro che certi, come confermato sia da Delta che da EasyJet pubblicamente, ma anche dal Ministro dell’Economia Tria”.

La conferma di questa “situazione nebulosa”, secondo Pellecchia, “è la stessa richiesta di proroga della cassa integrazione straordinaria per altri sei mesi per più di mille lavoratrici e lavoratori”. “Intanto il tempo passa e da una parte aumenta il rischio di vanificare quanto fatto di buono dai commissari, dall’altra di perdere la preziosa occasione del tradizionale picco estivo del traffico aereo, a causa dell’assenza di un piano industriale”, osserva Pellecchia, che conclude: “certamente l’iniziativa del Ministro dei Trasporti Toninelli di organizzare la Conferenza nazionale del trasporto aereo è lodevole ma insufficiente. Per queste ragioni e per la mancata risoluzione dei problemi che investono tutto il settore del trasporto aereo, abbiamo indetto un primo sciopero di 4 ore per il prossimo 25 marzo. Le lavoratrici e i lavoratori di Alitalia e del trasporto aereo italiano non possono più aspettare”.

Allo sciopero ha aderito anche l’Associazione Nazionale Piloti – che ha indetto un pacchetto di 72 ore di sciopero dei piloti del Gruppo Alitalia – Le principali motivazioni, spiega il Presidente dell’Anp Marco Veneziani, sono: “due anni di gestione commissariale senza alcun intervento di ristrutturazione; 900 milioni di euro gettati al vento; nessuna strategia industriale per il paese; nessun piano industriale per il rilancio della compagnia; richieste di elemosina a tutti i vettori internazionali; nessuna serietà, nessuna trasparenza e, soprattutto, nulla di concreto a due passi dal baratro”.

Sul futuro di Alitalia è allarme anche da Claudio Tarlazzi di Uiltrasporti. “In una fase di incertezza così delicata per il futuro della compagnia e per i suoi circa 11.000 lavoratori diretti, le notizie negative si inseguono e il governo latita. Vogliamo che ci riferisca al più presto sulla trattativa tra ferrovie ed i potenziali investitori”.

I dubbi del Financial Times

Al di là dei problemi legati agli operatori privati, il Financial Times mette in dubbio anche il ruolo di Fs: “Alitalia si prepara ad una dura salita con la fusione con Ferrovie dello Stato”, è il titolo dedicato ad Alitalia. “La fusione di Alitalia con Ferrovie dello Stato sarebbe unica e porterebbe una serie di sfide” si legge nell’articolo, in cui l’operazione viene definita “una delle più strane strategie industriali d’Europa”. Nel segnalare la “brutale competitività” del mercato delle linee aeree, Ft osserva che questa fusione “potrebbe indicare una crescente volontà da parte della coalizione populista di intervenire nell’economia”.

“Ma al di là di mantenere in vita il marchio Alitalia, permettendo così all’Italia di avere una compagnia di bandiera, ed evitare licenziamenti politicamente dolorosi dei suoi lavoratori, c’è una logica nel fondere le ferrovie statali con una compagnia aerea?”, si chiedono gli autori del servizio. Un analista di Citi, Mark Manduca, rileva la “singolarità” dell’operazione, affermando di “non ricordare esempi simili”. “Fonti vicine al dossier mettono invece in evidenza le possibili sinergie che si verranno a creare”. Secondo Manduca Delta e EasyJet devono pensare bene anche alle possibili conseguenze in termini politici su eventuali “riduzioni d’organico”. A questo si aggiunge la questione del prestito di 900 milioni di euro. E secondo Francesco Galietti, leader della società di analisi strategica geopolitica Policy Sonar, basata a Roma, la fusione e la riorganizzazione di Alitalia potrebbe essere “ulteriormente complicata da quello che può accadere con Atlantia, concessionaria di Aeroporti di Roma”, sotto attacco da parte del governo dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. Perciò Alitalia, spiega Galietti “potrebbe essere oberata anche da un maggiore rischio politico rispetto a quanto previsto in un primo momento”.

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