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Crescita: diagnosi e terapia della Bce. Draghi interviene ancora

mario draghi bce

Da una parte, i dati negativi sull’economia europea. Dall’altra le misure per farla tornare a respirare. Per capire meglio l’impatto dei dati diffusi dalla Bce, delle decisioni del suo Consiglio direttivo e delle parole di Mario Draghi, può aiutare partire dalle reazioni delle Borse. Infatti nonostante l’allarme del presidente sulla crescita e il taglio delle stime sul Pil (nel 2019 a +1,1% dal +1,7% di dicembre) e sull’inflazione dell’Eurozona (a 1,2% dall’1,6%), i listini inizialmente sono migliorati, o rimasti relativamente stabili: Piazza Affari (+0,5%) aveva accelerato, come Madrid (+0,4%). In rosso erano Francoforte e Londra (-0,2%), piatta Parigi (-0,08%). A diffondere l’iniziale ottimismo in borsa, le nuove decisioni di Draghi e della Bce sui tassi d’interesse e sul lancio di una nuova serie di Tltro da settembre.

LE MISURE: TLTRO ED ESTENSIONE TASSI D’INTERESSE

Modificando la forward guidance, la Banca Centrale Europea lascerà infatti invariati i tassi d’interesse – il principale allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40% – non solo fino all’estate come previsto, ma fino a dicembre. L’Eurotower spiega che i tassi di interesse si manterranno “su livelli pari a quelli attuali almeno fino alla fine del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”.

In più sarà lanciata una nuova serie di operazioni trimestrali mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO-III). Partiranno da settembre 2019 e termineranno nel marzo 2021. Ciascuna avrà una scadenza di due anni. Queste nuove operazioni contribuiranno a preservare le favorevoli condizioni di prestito bancario e la regolare trasmissione della politica monetaria. “Le controparti avranno il diritto di prendere in prestito fino al 30% dello stock di prestiti idonei al 28 febbraio 2019 ad un tasso indicizzato al tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali nel corso della durata di ciascuna operazione”, spiega la Bce aggiungendo che come nel caso del programma TLTRO, il TLTRO-III “offrirà incentivi per mantenere condizioni di credito favorevoli. Ulteriori dettagli sui termini precisi di TLTRO-III saranno comunicati a tempo debito”. Le operazioni di prestito dell’Eurosistema continueranno a essere condotte come procedure di asta a tasso fisso con piena aggiudicazione per il tempo necessario e almeno fino alla fine del periodo di mantenimento della riserva a partire dal marzo 2021.

Le misure adottate oggi dalla banca centrale europea sono state votate “all’unanimità, un segnale molto molto buono di coesione data la loro complessità”, ha commentato Draghi, secondo cui i maxi-prestiti alle banche “rispondono a una varietà di obiettivi, ma il principale di questi derivava dall’approvvigionamento delle banche nei prossimi anni”. Secondo il leader della Bce “nei prossimi anni ci sarà una congestione nel funding, causata dalla scadenza degli esistenti Tltro e di importanti quantità di bond bancari, e da vari adempimenti regolamentari”.

I maxi-prestiti per il presidente della Bce servono ad “assicurare che le banche possano prendere a prestito e prestare” a condizioni accettabili, e “non perché comprino bond sovrani”. Le nuove misure sono state prese dopo un’ampia valutazione del quadro macroeconomico, e “nell’obiettivo della stabilità dei prezzi”.

Il Consiglio direttivo della Bce, si legge in una nota, “intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse”. I reinvestimenti proseguiranno “finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”.

IL TAGLIO ALLE STIME

Le misure arrivano in un contesto economico abbastanza difficile. Dopo l’Ocse, La stessa Bce ha infatti nuovamente rivisto al ribasso le stime di crescita per l’Eurozona, portando il Pil 2019 a +1,1% da +1,7% stimato a dicembre, che era già stata limato dal +1,8% precedente. Limata a +1,6% da +1,7% la stima per il 2020, mentre il 2021 la Bce conferma una crescita dell’1,5%. Tagliate anche le stime sull’inflazione dell’Eurozona per il 2019 all’1,2% dall’1,6% atteso in precedenza. Riviste al ribasso anche le previsioni per il 2020 a 1,5% (da 1,7% precedente) e per il 2021 a 1,6% (da 1,8%).

GLI AVVERTIMENTI DI DRAGHI

Draghi, che ha parzialmente messo le mani avanti – “le probabilità di una recessione sono molto basse” – ha specificato che i rischi per le prospettive economiche dell’Eurozona “restano orientati al ribasso” nonostante le misure prese dalla Bce, a causa di una serie di fattori esterni che vanno dal protezionismo, alle incertezze intorno a Brexit, a “ciò che sta accadendo in Cina fino all’effetto sempre più debole dello stimolo fiscale negli Usa”. Inoltre la crescita economica dell’Eurozona ha mostrato segni di “sensibile rallentamento” con “prospettive più deboli del previsto” nel breve termine.

Da Draghi anche una raccomandazione ai “paesi in cui il debito pubblico è elevato”, che “devono continuare a ricostituire cuscinetti fiscali. Tutti i paesi dovrebbero continuare ad aumentare gli sforzi per ottenere una composizione più favorevole alla crescita delle finanze pubbliche”. Per il presidente della Bce “l’attuazione trasparente e coerente del quadro di governance fiscale ed economica dell’Unione europea nel tempo e tra i Paesi rimane essenziale per rafforzare la capacità di ripresa dell’economia della zona euro”.

Fra i vari fattori che hanno comportato una forte revisione al ribasso della stima di crescita sul 2019, “uno di questi è certamente l’Italia”, ha detto il presidente della Bce, citando anche “il settore automobilistico tedesco”.

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