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Boom per gli outlet ma ‘a rischio’ per le chiusure forzate

 

L’enorme pullman brandizzato parte dal centro città, oppure direttamente dalle stazioni dei treni o dagli aeroporti. Un servizio comodo che è diventato pratica usuale per le centinaia di turisti provenienti da tutto il mondo che ormai hanno inserito nei loro tour tra un monumento e una città d’arte, un’altra tappa fissa: quella della gita ai villaggi outlet presenti su tutto il territorio nazionale. Architettura curata, ristoranti gourmet e forti riduzioni dal prezzo di cartellino sono gli ingredienti che hanno fatto crescere queste cittadelle dello shopping, spesso preferite ai normali negozi retail per la convenienza della spesa ed anche all’eCommerce per l’esperienza d’acquisto offerta. Un’economia, quella dei centri outlet, che tuttavia è messa a rischio dalle eventuali chiusure forzate: gli investimenti esteri nel settore, infatti, hanno segnato una battuta d’arresto da quando c’è stata la proposta del governo di chiudere tutti i centri commerciali nelle domeniche e nei festivi.

McArthurGlen Designer Outlets è il principale operatore nel settore in Italia: la società inglese gestisce in tutto 24 outlet in nove paesi del mondo, con un fatturato che nel 2017 ha raggiunto i 4,5 miliardi di euro. Di questi, ben cinque centri sono situati in Italia (Serravalle, Marcianise, Barberino del Mugello, Noventa di Piave, Castel Romano) rendendo quello italiano uno dei mercati più importanti in termini di vendite e presenze della società. Un mercato che è sempre cresciuto fin dal 2000, anno di apertura del primo McArthurGlen Designer Outlet, quello di Serravalle. Da una parte ci sono gli italiani, che amano la moda e che preferiscono l’outlet all’eCommerce quando devono fare acquisti (lo scorso Natale sono stati 1,8 milioni le presenze totali nei 5 outlet) dall’altra ci sono i turisti, che vedono le cittadelle dello shopping come una tappa irrinunciabile dei loro viaggi. L’outlet della capitale, ad esempio, quello situato a Castel Romano ha appena compiuto 15 anni ed ha avuto una crescita evidente: dai 56 negozi aperti nella fase iniziale, siamo ora a 156 negozi su 31.730 metri quadri (più del doppio della prima piantina) con 4,5 milioni di presenze nell’ultimo anno e il 16% del fatturato totale derivante da transazioni Tax Free. In Italia, un altro importante operatore del settore è Value Retail, che possiede la catena dei “Bicester Village Shopping Collection”: 11 villaggi di cui 9 in Europa, con 40 milioni di visitatori nel 2017, e 3 miliardi di euro di vendite. Il centro italiano, quello di Fidenza Village, ha appena compiuto 15 anni, con le vendite Tax Free che nel 2018 sono cresciute del 14%.

La formula vincente è quella di offrire, oltre all’effettiva convenienza dei prezzi che sono scontati almeno del 30% rispetto al cartellino retail, fino ad arrivare a ribassi anche del 70%, anche servizi ed esperienze. Dalle attività per i bambini ai ristoranti non solo fast food, fino ad arrivare a concerti e mostre d’arte. Qualche esempio? Al McArthurGlen Designer Outlet di Castel Romano sono stati organizzati dei “Summer Festival” con concerti di artisti internazionali: da Dionne Warwick a Francesco De Gregori, da Patty Pravo a Fedez. La mostra interattiva “Van Gogh Shadow” allestita all’interno del Valmontone Outlet Village, invece, ha segnato 23 mila visitatori che hanno potuto vedere alcune delle opere dell’artista in versione animata. La mostra ha attirato visitatori, cioè potenziali clienti: lo scorso marzo c’è stato un incremento del 16% di presenze rispetto allo stesso mese del 2018. Nel mese di maggio, invece, aprirà presso il Vicolungo The Style Outlets di Novara l’angolo gourmet “Antonino: Il Banco di Cannavacciuolo”: una sorta di corner dove i piatti firmati dal famoso chef napoletano – dalla pizza fritta alla parmigiana – saranno presentati in una versione a portar via per un pranzo informale e allo stesso tempo di qualità. Vicolungo fa parte del gruppo Neinver che lo scorso anno ha segnato per i suoi centri nel nord Italia 6,3 milioni di visitatori.

L’economia degli outlet, e soprattutto gli eventuali investimenti provenienti da fondi esteri per l’acquisizione di alcuni centri minori, sono a rischio a causa del progetto di legge presentato dal deputato leghista Andrea Dara, per cancellare la liberalizzazione voluta dal governo Monti nel 2011 e chiudere i centri commerciali (e quindi anche outlet e supermercati) per almeno 26 domeniche l’anno e nei giorni festivi. Chiudere la domenica, per molti centri, significa rinunciare a una fetta consistente di entrate: secondo alcuni esperti parliamo almeno del 30% del fatturato. Secondo fonti Reuters, alcune vendite di outlet italiani sarebbero sfumate a causa delle incertezze su questa proposta di legge, come la trattativa del gruppo Sasseur, quotato a Singapore, con il fondo americano Blackstone per l’acquisto di un gruppo outlet del valore di oltre 800 milioni di euro. Orion Capital, invece, sta per concludere la procedura di acquisto degli outlet che fanno capo all’imprenditore Antonio Percassi: nello specifico il Sicilia Outlet village a Enna, il Torino Outlet Village a Settimo Torinese (inaugurato nel marzo 2017) e l’Outlet Village di Soratte, per un valore totale di 500 milioni.

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