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Come affondare i mercati mondiali con due tweet

In settimana era previsto l’arrivo del Vicepremier cinese Liu He a Washington. Scopo del viaggio: il ruond finale di trattative per neutralizzare la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Giorni di incontri che, si sperava, avrebbero portato a un accordo il prossimo venerdì. Ora i mercati non sono più tanto sicuri dell’esito: proprio venerdì dovrebbero aumentare i dazi su 200 mld di dollari di prodotti Made in China. Ad annunciarlo lo stesso Presidente degli Stati Uniti. Via tweet. Dopo settimane di ottimismo sulle trattative. Dopo le parole del segretario al Tesoro Steven Mnuchin, impegnato in prima linea a trattare con la Cina. “Siamo ai giri finali” aveva detto Mnuchin di ritorno dalla Cina nei giorni scorsi. Forse è vero, ma sicuramente Trump non ha reso la situazione più facile. Secondo il South China Morning Post, la Cina manderà comunque una delegazione negli Usa. Ma potrebbe non esserci proprio Liu He, notizia riportata da Global Times, tabloid del Quotidiano Popolo, la “voce” del Pcc.

 

Oltre ai numeri (l’aumento dall’attuale 10% al 25% dei dazi su 200 mld di dollari di prodotti cinesi, altri 350 mld che saranno “presto” tassati) nei tweet di Trump c’è un atto di accusa verso il Governo di Pechino, colpevole del tentativo di rinegoziare, rallentando la trattativa. I cinguettii potrebbero essere anche solo un tentativo americano per forzare la mano, aumentare la pressione e spingere la Cina finalmente a raggiungere l’intesa commerciale allo studio ormai da mesi. Il punto è che le parole – o ormai sempre più spesso, i tweet – del Presidente degli Stati Uniti non hanno conseguenze solo sulle trattative, ma anche sui mercati. L’indice Composite di Shanghai crolla del 5,58%, a 2.906,48 punti, mentre quello di Shenzhen sprofonda del 7,38%, a quota 1.515,80, dopo aver sfiorato la perdita record a -8%.

Ma non soffre solo l’Oriente; per quanto riguarda gli stessi Stati Uniti, i future sugli indici americani affondano sulla scia delle minacce di Donald Trump. I future sul Dow Jones perdono più di 400 punti, mentre quelli dello S&P 500 crollano dell’1,6%. I future sul Nasdaq perdono l’1,5%. Il petrolio affonda e perde il 2%. Il Wti perde il 2,3% e si riavvicina ai 60 dollari al barile (60,4) mentre il Brent perde il 2,29 a 69,2 dollari.

Anche l’Europa è in difficoltà. A metà giornata Milano cede il’1,94%, Francoforte perde l’1,8%, Parigi l’1,83%. Londra è chiusa per festività. Alle preoccupazioni europee si aggiunge lo scontro che Trump ha aperto anche con l’Ue: oggi c’è infatti la scadenza per la presentazione delle richieste per intervenire all’udienza pubblica del 15 maggio a Washington sui proposti dazi su 11 miliardi di dollari prodotti europei, inclusi molti italiani. Il 28 del mese è invece il termine ultimo per la presentazione dei commenti scritti sulla proposta americana di imporre dazi sul ‘Made in Europe’ in risposta agli aiuti concessi da Bruxelles a Airbus, la rivale di Boeing.

Tornando alla situazione Usa-Cina, l’attesa è ora per una risposta da parte del presidente cinese Xi Jinping che, se da un lato ha finora mostrato la volontà di lavorare e chiudere un accordo, dall’altra parte vuole anche evitare di sembrare ‘prostrato’ di fronte al tycoon e alla sue minacce di colpire con dazi tutto il Made in China. Per ora ha risposto Geng Shuang, in rappresentanza del ministero degli esteri cinese, riportato dal South China Morning Post, dicendo che nonostante Trump abbia minacciato molte volte di aumentare i dazi le posizioni di Pechino sono rimaste sempre le stesse, e la Casa Bianca le conosce. Pechino spera di poter “lavorare insieme agli Stati Uniti per portare a un risultato positivo per tutti”, ma è preoccupato “dal prossimo round di trattative”. Nonostante questo, la delegazione cinese, che dovrebbe essere composta da un centinaio di persone, “si sta preparando per raggiungere gli Usa”.

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