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Confindustria: sui cantieri bisogna fare in fretta

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In una fase di rallentamento economico, internazionale ma soprattutto nazionale, sono i cantieri ad avere il potenziale per far respirare l’occupazione e l’intera economia. “L’ambito di intervento più urgente, oltre che in grado di esplicare più rapidamente effetti positivi sull’economia reale, era e rimane lo sblocco delle opere già programmate e finanziate e che, tuttavia, risultano bloccate”, dice Confindustria in audizione al Senato sul decreto Sblocca Cantieri, sottolineando che “è necessario riaprire subito i cantieri fermi, completare i lavori che sono sospesi e utilizzare le risorse già stanziate”. Il passaggio in Parlamento “potrebbe rappresentare la sede per l’adozione di alcune specifiche misure di sblocco”.

Sarà abbastanza il decreto per avere un effetto positivo sull’economia? La risposta di Confindustria, davanti alle commissioni Ambiente e Lavori pubblici del Senato, è un ‘forse’ dettato dai tempi di attuazione: “gli effetti sull’economia” del decreto Sblocca Cantieri “dipenderanno molto dall’efficacia e dalla semplicità delle misure, nonché dai tempi della loro effettiva attuazione”. La “questione temporale” è centrale per gli industriali: “anche per evitare il disimpegno dei fondi europei, evidenziamo sin d’ora la necessità che il Governo utilizzi tutte le prerogative a sua disposizione, compreso l’esercizio di poteri sostitutivi, per superare efficacemente le inerzie e gli inadempimenti delle amministrazioni pubbliche”.

L’obiettivo deve essere “sfruttare appieno la leva degli investimenti infrastrutturali, la cui caduta ha sottratto quasi un punto percentuale l’anno alla crescita del Pil tra 2007 e 2017 e, secondo recenti analisi, ha condotto a una ‘distruzione’ di capitale pubblico, con una perdita di oltre 41 miliardi tra il 2012 e il 2017, a causa di livelli di spesa che non hanno provveduto a reintegrarlo, né tantomeno ad aumentarlo”. Confindustria osserva poi che “alcune misure rischiano di alterare le scelte di fondo del nuovo Codice, in danno dell’effettiva concorrenza e della qualità dell’offerta”. In particolare “l’assetto previsto per gli appalti sotto soglia; nonché l’eliminazione del tetto del 30% per il punteggio economico per la valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa (OEPV), che penalizza in modo particolare gli appalti ad alto contenuto tecnologico o innovativo e quelli ad alta intensità di manodopera”. “Particolarmente critica è poi la previsione dell’esclusione degli operatori economici dalle gare in presenza di violazioni degli obblighi fiscali non definitivamente accertate, sulla quale ci soffermeremo nel prosieguo Inoltre, merita una specifica riflessione il complesso coordinamento” tra codice degli appalti e “legge fallimentare”.

Quella degli industriali verso il Governo è a tutti gli effetti un’apertura, anche se parziale. Confindustria “ritiene che il Decreto Sblocca-cantieri , unitamente al recente Decreto Crescita, rappresenti un segnale di inversione di tendenza nelle politiche del Governo, nella direzione di una ritrovata attenzione alle ragioni della crescita economica, sebbene, nelle stime del Governo stesso, l’applicazione di entrambi i provvedimenti avrebbe un limitato impatto positivo sulla dinamica del PIL, pari a 0,1 punti percentuali nel 2019 e 0,2 nel 2020. In realtà – ribadiscono gli industriali – gli effetti sull’economia dipenderanno molto dall’efficacia e dalla semplicità delle misure, nonché dai tempi della loro effettiva attuazione”.

Se le nuove misure “si tradurranno in un effettivo cambio di passo rispetto alle politiche attuate con i provvedimenti precedenti (in particolare il Decreto Dignità e la Legge di bilancio), gli effetti saranno in linea con quelli stimati, ma ciò dipenderà anche dai miglioramenti che potranno essere apportati in sede di conversione”. Confindustria sottolinea che è necessario “evitare il rischio che modifiche ampie e profonde, quali quelle previste dallo Sblocca-cantieri in tema di appalti pubblici, producano interruzioni a un percorso di ripresa delle gare ormai in atto” anche perché “sul piano dei rapporti commerciali, la costruzione di una strategia infrastrutturale e logistica potrebbe ridare centralità all’Italia negli scambi euro-mediterranei”. Per queste ragioni, Confindustria “ha più volte evidenziato la necessità di avviare una nuova fase della politica infrastrutturale fondata su tre pilastri: certezza di risorse, semplificazione delle procedure decisionali e rapidità di esecuzione”.

Una rapidità che secondo Confindustria si traduce in due primi step prioritari, richiesti al Governo: “individuare celermente le opere prioritarie e provvedere, di conseguenza, alla nomina dei primi commissari”. Il decreto, si osserva, da un lato “dispone un’ampia revisione del Codice dei contratti pubblici che, essendo applicabile alle nuove gare, potrà essere efficace solo nel medio termine; dall’altro, interviene sullo stock delle opere bloccate esclusivamente mediante i commissariamenti, la cui effettività è peraltro subordinata all’adozione di provvedimenti successivi”.

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