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L’Istat stima il Pil allo 0,3%, ma il dl crescita cambia poco

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Il reddito di cittadinanza migliorerà “in misura limitata” i consumi. Il decreto crescita migliorerebbe in maniera “contenuta” gli investimenti. La disoccupazione nel 2019 aumenterà (una variazione, in questo caso, meno “contenuta”). Se si cerca un cambiamento sostanzioso nelle stime Istat per il 2019 bisogna guardare al Pil: dal +1,3% previsto a novembre al +0,3% di adesso. Una “forte revisione”, spiega infatti l’Istituto, che sottolinea inoltre il “deciso rallentamento” a confronto con l’anno precedente (+0,9%).

Da notare come i numeri Istat siano leggermente migliori rispetto a quelli rilasciati il 7 maggio dalla commissione Ue (+0,1% per il Pil 2019), ma anche di quelli dell’Ocse, diffusi in settimana (0,0%), e dell’indicazione contenuta nel Def di aprile (la stima programmatica del Governo è pari allo 0,2%). La stima dell’Istat, spiega l’istituto, è dovuta a previsioni più alte per gli investimenti. Ed è qui che gioca un ruolo il decreto crescita. “Nel 2019, gli investimenti fissi lordi italiani aumenterebbero (+0,3%) beneficiando in misura contenuta anche delle agevolazioni inserite nel decreto crescita”, rileva l’Istat diffondendo il report sulle ‘prospettive per l’economia italiana’.

Per quanto riguarda la disoccupazione, “la decelerazione dei ritmi produttivi inciderebbe anche sul mercato del lavoro. Nel 2019 si prevede che l’occupazione rimanga sui livelli dell’anno precedente (+0,1%) mentre si registrerebbe un lieve aumento del tasso di disoccupazione (10,8%)”. L’Istat rivede così in peggioramento le stime rilasciate a novembre scorso, quando la disoccupazione veniva data al 10,2%. Nel 2018 il tasso è stato pari al 10,6%.

Poi, l’istituto analizza anche l’utilità del reddito di cittadinanza: per il 2019 prevede “un moderato incremento dei consumi delle famiglie”, sostenuto, spiega, “dall’aumento del monte salari e, in misura limitata, dalle misure sul reddito di cittadinanza”. Nel dettaglio, nel 2019 in Italia la spesa delle famiglie è “prevista crescere a un tasso simile a quello del 2018 (+0,5% rispetto a +0,6%)”. E aggiunge: “in presenza di un miglioramento del potere di acquisto, l’attuale fase di incertezza porterebbe le famiglie ad assumere comportamenti precauzionali, determinando un aumento della propensione al risparmio”. Certo è che, evidenzia l’Istat, “la domanda interna al netto delle scorte fornirebbe l’unico contributo positivo alla crescita del Pil (0,3 punti percentuali), mentre l’apporto della domanda estera netta e quello della variazione delle scorte risulterebbero nulli”. Invece “il processo di ricostituzione dello stock di capitale rallenterebbe in misura significativa. La riduzione coinvolgerebbe sia gli investimenti in macchinari e attrezzature sia quelli in costruzioni”.

Lo scenario economico, al di là delle politiche nazionali, potrebbe anche peggiorare per fattori esterni. “L’evoluzione di alcuni fattori quali l’acuirsi delle tensioni commerciali, le decisioni connesse alla Brexit e più in generale alla fase di ricostituzione del Parlamento europeo, potrebbero generare un aumento dell’incertezza sui mercati finanziari”. L’Istat ha simulato “un peggioramento delle condizioni di incertezza economico politica”. Uno scenario negativo che “avrebbe effetti prevalentemente sulle scelte di investimento”, che peggiorerebbero “ma non si verificherebbe una riduzione significativa del Pil”. Un’evoluzione negativa, precisa l’Istat, accompagnata da “un’ulteriore moderazione del commercio internazionale e da un possibile peggioramento delle condizioni creditizie”.

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