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Sviluppo sostenibile: solo 1 giovane su 5 conosce obiettivi Onu

Un quarto dell’inquinamento atmosferico del pianeta deriva dalla produzione agricola. Proprio per questo il settore agroalimentare gioca un ruolo chiave nell’abbattimento dei gas serra. E la riduzione dello ‘spreco alimentare’ è un tassello del puzzle importante contro la lotta all’inquinamento. Oggi parlare di Agenda 2030 significa rivolgersi a una nicchia di giovani, ossia al 10% dei 14-15enni (20% quando parliamo di 16-27enni). Tra i ragazzi c’è attenzione ai cambiamenti climatici, ma meno di 1 su 5 sa cosa siano davvero i 17 Obiettivi. E anche tra coloro che li conoscono è minoritaria (29%) la consapevolezza che il loro raggiungimento passi dall’adozione di un sistema alimentare sostenibile. È questa la fotografia scattata da Ipsos per Fondazione Barilla, che ha coinvolto 800 giovani tra i 14 e i 27 anni in tutta Italia, per capire cosa sanno di SDGs e del ruolo che gioca il cibo nel loro raggiungimento. La ricerca è stata presentata all’evento ASviS, organizzato in occasione del Festival dello sviluppo sostenibile a Roma, dal titolo “Salute, Alimentazione e Agricoltura Sostenibile: educare gli adulti di domani”.

A poco più di 10 anni dalla data fissata dall’Onu per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, le giovani generazioni non solo consapevoli dell’urgenza di dar vita a un cambiamento reale. Solo il 17% degli under 27 sa cosa siano gli SDGs e per 6 su 10 a raggiungerli ci dovranno pensare le generazioni future. Se si parla di ‘sostenibilità’ si scopre poi che è un concetto familiare al 40% degli intervistati, ma pochi conoscono il nesso che la collega alla produzione di cibo. Solo 1 su 3, tra chi conosce la sostenibilità, pensa che il benessere del Pianeta dipenda anche da cosa mettiamo nel piatto. Ma un giovane su 2 pensa che sia importante non sprecare cibo.

“SDGs e cibo devono andare a braccetto per arrivare al 2030 in una condizione migliore di quella attuale. Il nostro Pianeta sta bruciando e il tempo per salvarlo è poco, ma tanti giovani non sembrano esserne consapevoli”, afferma Anna Ruggerini, Direttore operativo di Fondazione Barilla. “Solo 2 under 27 su 5 adottano diete sostenibili, come la dieta mediterranea, forse perché non hanno chiara l’importanza che questo modello alimentare può ricoprire per la salute nostra e del Pianeta. Fondazione Barilla ha avviato un programma educativo, in protocollo con il MIUR, per parlare ai docenti e ai loro studenti, proprio di cibo e sostenibilità. Un impegno pluriennale, perché il nostro futuro passa da lì”, aggiunge.

Di giovani e lotta ai cambiamenti climatici si è molto parlato, grazie anche al movimento #FridaysForFuture e all’impegno di Greta Thunberg, che ha contagiato i ragazzi italiani. Un 14-15enne su quattro ha aderito a #FridaysForFuture e circa 6 giovani su 10 ne condividono i messaggi. In generale, quando si affrontano questi temi la percezione dell’urgenza di intervenire emerge chiara, tanto che per l’84% dei 18-24enni italiani “stiamo andando incontro a un disastro ambientale se non cambiamo subito le nostre abitudini”. Eppure, sempre secondo la ricerca Ipsos – Fondazione Barilla, solo 4 giovani intervistati su 10 sembrano conoscere davvero il concetto di sostenibilità. La conoscenza aumenta con il crescere dell’età (29% tra i 14-15enni; 36% tra i 16-19enni; 43% tra i 20-23enni; 52% tra i 24-27enni), del grado di istruzione (52%) e del tenore di vita più alto delle famiglie (53%). Eppure, come spesso accade anche fra i più grandi, i ragazzi sono portati a mettere in relazione la sostenibilità solo agli aspetti ambientali, mentre restano sullo sfondo temi, altrettanto importanti, della sostenibilità associata all’economia (13%), alla società (9%), al cibo e all’alimentazione (9%).

Se allarghiamo lo sguardo fuori dai confini nazionali, scopriamo che il tema ambientale ricopre un ruolo centrale nel dibattito globale. Per l’80% degli italiani (84% dei 18-24enni) “stiamo andando incontro a un disastro ambientale se non cambiamo subito le nostre abitudini”. Più allarmati – in Europa – sono solo i tedeschi (85%), meno sensibili al tema appaiono grandi Paesi come Russia (78%), U.S.A. (70%) e Gran Bretagna (67%). Se invece guardiamo a comportamenti concreti, il 68% dei giovani italiani tra 18 e 24 anni (dato che scende al 64% per il totale della popolazione) sono convinti che “in futuro avranno più successo i prodotti in grado di contribuire positivamente alla società”. Una certezza che sembra accomunarci a Germania (65%), Russia (64%), Francia (62%) e Spagna (61%). Chi ritiene questa visione più rilevante, invece, sono Paesi emergenti come India (83%) e Brasile (74%) o grandi economie come la Cina (80%).

Alla tavola rotonda dell’evento hanno partecipato: Marcella Gargano, Direttrice Generale degli Uffici di diretta collaborazione del Ministero dell’ Istruzione, dell’ Università e Ricerca, Mario Iannotti, Direzione Generale Sviluppo Sostenibile, Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Gabriele Riccardi, Professore di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Università di Napoli “Federico II”, Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, Massimo Gigliotti, Coordinatore Sdsn Youth – Med e Friday for Future Siena.

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