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G20 a Usa e Cina, stop a ‘guerra’ dazi o rischi economia

di Antonio Fatiguso – La crescita globale si “sta stabilizzando” ed è proiettata verso un aumento moderato nel 2019 e nel 2020: il G20 finanziario di Fukuoka prende atto dei passi in avanti fatti, ma è pronto ad agire a fronte dei rischi al ribasso dovuti alle tensioni sul commercio, in particolare tra Usa e Cina, che si sono “intensificate”. La formula usata nel comunicato finale non impegna in modo diretto i “responsabili” a trovare la pace e ad evitare altri colpi all’economia mondiale, ma si limita a segnalare i dazi.

“Nelle discussioni avute c’è stata grande preoccupazione sui rischi di guerra commerciale tra Usa e Cina”, ha detto senza mezze misure il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, tra i più decisi nel criticare l’attuale scenario. “Tutti i Paesi hanno chiesto a loro due di ridurre le tensioni esortando a fare tutto il possibile per evitare uno scontro che avrebbe impatto negativo, duraturo e profondo sulla crescita”. Le Maire, in conferenza stampa, s’è spinto oltre chiedendo negoziati tra Pechino e Washington su un accordo che spinga la riforma del Wto a difesa del “multilateralismo per la soluzione dei conflitti”.

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha riferito che “si è parlato di questioni strutturali, più che congiunturali” nei due giorni di riunione nel sud del Giappone. “Si è dato per acquisito che abbiamo avuto un rallentamento da cui si sta uscendo. A meno che i rischi di protezionismo o geopolitici (come la hard Brexit, ndr) non rendano più difficile il ritorno a un passo economico sostenuto”. Il punto di fondo è che “il commercio mondiale è in riflessione”. Ha detto di aver parlato col segretario al Tesoro Usa Steven Munchin e che “questa sequenza di accordi con Messico, Canada, Giappone, ma anche con la Cina tutto sommato, sta andando bene”. È l’incertezza, come “molti di noi hanno sottolineato, che rallenta gli investimenti per cui abbiamo il paradosso della domanda interna che più di quella esterna tende a ridursi”.

Anche per il Fmi la “principale minaccia” all’economia è la continua tensione commerciale. Il direttore generale Christine Lagarde ha sottolineato “la priorità” da dare alla soluzione degli scontri, tra “l’eliminazione dei dazi esistenti ed evitarne di nuovi, continuando a lavorare alla modernizzazione del sistema commerciale internazionale”. Mnuchin ha visto il governatore della Banca centrale cinese Yi Gang, scrivendo su Twitter di “un incontro costruttivo” e di una “discussione sincera sulle questioni commerciali”.

Nessun riferimento, invece, al summit tra i presidenti Donald Trump e Xi Jinping al G20 dei leader di Osaka del 28 e 29 giugno. Dal loro faccia a faccia, come ammesso dallo stesso Mnuchin, dipende l’avanzamento dei negoziati. Il comunicato finale ha riconfermato l’impegno ad astenersi da svalutazioni valutarie competitive, mentre contro gli squilibri globali delle partite correnti, è rimarcata l’importanza del monitoraggio di tutte le componenti di interscambio. “Il consenso emerso è forse più alto di quello emerso in tutti i G20 precedenti”, ha notato Visco. Per questo, su altro tema un tempo controverso, si è trovata la convergenza quadro: la tassazione dei giganti del web, come Amazon, Google e Facebook. L’obiettivo è di arrivare entro la fine del 2020 alla piena operatività del nuovo regime fiscale con l’idea di tassare le multinazionali digitali superando il requisito della loro presenza fisica: non più il parametro della ubicazione dei loro uffici, spesso sistemati in Paesi a tassazione particolarmente premiale, ma in base a dove registrano le loro entrate.

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