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Savona: Italia solida, rivedere parametri Ue calcolo debito

L’Italia non è un Paese che rientra nella “media”. Perché la sua economia è peculiare: la competitività delle imprese e l’elevato livello di risparmio la portano a differenziarsi dal resto dell’Europa. Per questo motivo i parametri utilizzati dall’Ue per calcolare il debito non rispecchiano il reale status del Paese. Questo il cuore del discorso di Paolo Savona, neo-presidente della Consob, nel giorno del suo ‘debutto’ a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, per presentare la sua relazione annuale al mercato. Un ‘esordio’ certamente non timido, che si espone sul tema delle criptovalute: “l’ideale sarebbe che l’uso di questo strumento, per ora paramonetario se non proprio finanziario, diventi monopolio pubblico, come accaduto per la moneta di base”, afferma. Prendendo in considerazione, come possibile strumento per favorire la stabilità finanziaria, “la creazione di un titolo europeo privo di rischio (European safe asset)”. D’altra parte, per Savona, il risparmio italiano sarebbe una risorsa usata da altri: “l’Italia non assorbe flussi di risparmio dall’estero ma ne cede in quantità superiori al suo debito pubblico”, disponendo dal 2013 di “flussi di risparmio in eccesso rispetto all’uso interno”, afferma.

Apre con una piccola gaffe: “è come se l’Italia fosse collocata dentro ‘la caverna di Socrate’“, afferma. Ma corregge velocemente il tiro per riposizionare la metafora nella giusta collocazione, cioè nella caverna di ‘Platone’, “dove le luci fioche della conoscenza che in essa penetrano proiettano sulle pareti un’immagine distorta della realtà. Per giunta in presenza di un continuo vociare a senso unico che stordisce. È compito di chi riveste posizioni di vertice della politica, dell’economia e dei mezzi di informazione rafforzare la luce e abbassare i toni per ristabilire la fiducia Sul futuro del Paese”. Tutto per dire che l’Italia non viene ‘guardata’ dalla giusta prospettiva.

“L’uso consueto di medie non rappresentative dell’universo” porta “a una valutazione distorta delle nostre reali condizioni“, afferma. “Una tale prassi si riflette in giudizi negativi sulla solidità del nostro debito pubblico all’interno e all’estero”. Per Savona “le medie” andrebbero accompagnate “con un indicatore di significatività o, meglio valutando singolarmente le diverse componenti del Pil per assegnare il peso che a ciascuna compete nella formulazione dei giudizi. Questo indispensabile ed elementare principio di presentazione delle statistiche non si è ancora affermato”. Oltre a criticare le valutazioni statistiche, il presidente della Consob ha evidenziato che esistono anche “alcuni fattori distorsivi legati alla sottovalutazione di alcuni aspetti importanti della solidità economica del Paese”, tra cui la disponibilità “di flussi di risparmio in eccesso rispetto all’uso interno”.

Per Savona sarebbero proprio le autorità a favorire la speculazione sui Btp: “il potere di valutare il rischio di rimborso” dei titoli di Stato italiani “si è trasferito sul mercato senza un adeguato contrasto alla speculazione, che non di rado trova alimento nell’attitudine delle autorità a usarlo come vincolo esterno per indurre gli Stati membri a rispettare i parametri fiscali concordati a livello europeo”, afferma, definendo “i sospetti sulla possibilità di insolvenza del nostro debito pubblico oggettivamente infondati“. Addirittura, per il numero uno di Consob, sarebbero: “prossimi al pregiudizio”, perché “resi su basi parametriche finanziarie convenzionali che non tengono conto dei due pilastri che reggono la nostra economia e società: la forza competitiva delle nostre imprese sul mercato globale e il nostro buon livello di risparmio”.

L’Italia, anzi, sarebbe una ‘cassaforte’ dalla quale attingono gli altri Paesi: “per la comunità europea e globale l’Italia non rappresenta un problema finanziario, ma una risorsa alla quale molti Paesi attingono per soddisfare le loro necessità”, sottolinea Savona, sottolineando come “contrariamente a importanti paesi sviluppati”, come Usa, Regno Unito, Canada e Francia, “l’Italia non assorbe flussi di risparmio dall’estero ma ne cede in quantità superiori al suo debito pubblico”, disponendo dal 2013 di “flussi di risparmio in eccesso rispetto all’uso interno”.

Servirebbe, dunque, che l’Ue creasse dei safe asset alternativi al bund: l’European Stability Mechanism “dovrebbe destinare i fondi raccolti con i safe asset per concedere prestiti agli Stati membri che disporrebbero di una fonte alternativa e a basso costo per il rifinanziamento del loro debito pubblico”, sottolinea Savona.

“Se la fiducia nel Paese è solida e la base di risparmio sufficiente, livelli di indebitamento nell’ordine del 200% rispetto al Pil non contrastano con gli obiettivi economici e sociali perseguiti dalla politica”, afferma il presidente della Consob, citando l’ “istruttivo” esempio del Giappone e spiegando che non esiste “una risposta univoca su quale sia il legame ottimale tra debito pubblico e Pil, soprattutto se il rapporto è valutato in modo indipendente dallo stato della fiducia”. Questo, aggiunge Savona, “non significa che non esista un limite all’indebitamento ma, come insegna un elementare criterio di razionalità economica, per garantirne la sostenibilità il suo saggio di incremento deve restare mediamente al di sotto del saggio di crescita del Pil”.

Per Savona le regole Ue su debito prive del consenso democratico: “con la decisione di aderire all’euro fin dall’inizio, l’Italia ha accettato di far convergere il debito pubblico verso il 60% del Pil senza prima definire a livello interno e a quello europeo una politica di rientro dai 45 punti percentuali in eccesso, priva di caratteristiche deflazionistiche e, di conseguenza, del consenso democratico necessario”, afferma.

Ora, quello che serve, è ricreare la fiducia “sulla solvibilità finanziaria del Paese. Il binomio fiducia-crescita riceverebbe un impulso certo e rilevante da un’azione congiunta del settore privato e pubblico italiano per attuare investimenti aggiuntivi nell’ordine di 20 miliardi di euro, utilizzando risparmio interno. La crescita zero ha il suo epicentro negli investimenti e da questi si deve partire”. In questo modo “si reinnesterebbe il circolo virtuoso dello sviluppo, che non è formato dal solo innalzamento della crescita materiale, ma da tutte le componenti della società. Avrebbe così fine quella che è stata autorevolmente definita ‘l’era del risentimento’ in cui viviamo e si recupererebbe l’era delle speranze” di portare la globalizzazione e le innovazioni tecnologiche al servizio di tutti”, conclude Savona, il cui sguardo ora è puntato sulle criptovalute.

“La diffusione delle criptovalute è un’altra esperienza dalla quale trarre insegnamento per proteggere il risparmio – afferma – L’ideale sarebbe che l’uso di questo strumento, per ora paramonetario se non proprio finanziario, diventi monopolio pubblico, come accaduto per la moneta di base. Alcuni Stati si stano muovendo in questa direzione, ma l’iniziativa privata mostra di essere più pronta a cogliere l’innovazione e a porre il so domino su di essa. L’uso del regime contabile criptato – prosegue – andrebbe ampliato per garantire la trasparenza e l’inalterabilità del possesso e delle operazioni finanziarie”, aggiunge parlando dei nuovi compiti della Consob. “L’esperienza in materia di innovazioni finanziarie induce ad affermare che i contributi oggettivi in termini di rischio-rendimento che l’intelligenza artificiale può offrire alle gestioni del risparmio rispetto a quelle basate su valutazioni parametriche e soggettive, tarda a incorporarsi nelle gestioni di portafoglio”, aggiunge parlando del fintech. In questo campo Savona segnala che “la Consob ha in corso di definizione un accordo per dare vita, assieme alle istituzioni che volessero aderire, a un centro di ricerca e formazione, possibilmente universitario, che propone di chiamare con l’acronimo Safe (Scuola per le Applicazioni Fintech Elettroniche), di per sé un programma”.

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