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Sconti e coupon in cambio di dati, la promo-economy

In principio erano i buoni sconto sulle riviste, da ritagliare, conservare e poi sventolare in cassa al momento del pagamento. Poi è arrivato Groupon, e a tutti è stato chiaro che gli sconti si potevano estendere dai prodotti alle esperienze (o tutto quello a cui potete pensare, dai biglietti aerei alle visite mediche). Oggi c’è molto di più. Gli sconti si trovano soprattutto sul web, grazie ad app che scaglionano il mare della rete a caccia delle aziende che offrono promozioni o che vi avvisano se il prodotto che desideravate è stato ribassato. La tendenza – soprattutto tra i millennials – di acquistare online per risparmiare e per usufruire degli sconti, l’usanza da parte dei negozi di offrire saldi fuori stagione, e la caccia al concorso che offre il “premio certo” sono tutte caratteristiche della “promo-economy”. Negli Usa l’arte di vivere come “couponista” – ovvero colui che raccoglie codici sconto per fare spese gratis o per accaparrarsi oggetti a costo zero – è ben conosciuta: ci producono addirittura fortunati programmi televisivi. Ma la febbre da sconto è arrivata anche in Italia, tanto che si sono moltiplicati i gruppi Facebook dedicati, dove ci si scambia, oltre ai buoni sconto, anche dritte sulle aziende che propongono le offerte migliori.

Groupon è stata una delle aziende che sono cresciute più in fretta nel settore – grazie a una forma di business “local”: i buoni permettono di mettere in contatto i piccoli esercenti locali con i potenziali clienti attraverso un primo contatto “scontato” – ma oggi a spartirsi il campo delle promozioni ci sono anche a startup e scale-up. La prima è Dove Conviene: un’app che raccoglie i “volantini” con tutte le promozioni dei negozi che vi interessano. Praticamente ha portato online e sullo smartphone la vecchia abitudine di ritagliare i fogli pubblicitari per cercare sconti e novità. L’azienda che la produce è Shopfully, fondata nel 2010 da Stefano Portu e Alessandro Palmieri. Su Dove Conviene ci si può geolocalizzare e scaricare i volantini di tutti i negozi sotto casa. Chebuoni.it è, invece, l’aggregatore di promozioni, sondaggi e concorsi con “premio sicuro” (cioè dove “si vince sempre”: basta inviare uno scontrino o un codice numerico, insieme ai propri dati, e il premio verrà recapitato a casa). Nata dall’idea di uno studente fuorisede, oggi ha 2 milioni di iscritti che sul sito possono scegliere se ricevere buoni Amazon in cambio di risposte a sondaggi, campioni omaggio in cambio di feedback sul prodotto, oppure scaricare e stampare buoni sconto da usare direttamente nel supermercato. Per gli amanti della moda, c’è Shop it to me: l’app che ti avvisa quando il prezzo di un abito che avevi adocchiato scende e ti invia notifiche se trova ribassi sul tuo brand preferito. Esiste addirittura una estensione per il browser che scandaglia il web alla ricerca di codici promo: si chiama Honey e applica il codice sconto direttamente nel carrello al momento del check out.

Un altro modo di guadagnare sconti è il cashback, cioè il ritorno di una percentuale della spesa: per questo c’è BestShopping, sito nato nel 2007 su un’idea di Alessandro Bonzi e Nicolò Soldani, che permette di avere un piccolo cashback su tantissimi eCommerce. Il sistema è semplice: si apre l’app di BestShopping, si sceglie il brand o il negozio online dove si vuole fare acquisti e l’app si collega direttamente a quel sito. Dopo l’acquisto, si riceve il cashback sul portafoglio del proprio profilo BestShopping. Tickete, invece, è la startup che ha pensato a come monitorare gli acquisti offline, quelli fatti comunemente nei negozi: in cambio della foto degli scontrini, la startup offre codici sconto, premi e buoni benzina. Il tutto è sviluppato seguendo la gamification: per ogni scontrino inviato, gli utenti possono giocare con un gratta e vinci digitale. L’app sfrutta una tecnologia VTR (Virtual Text Recognition) che estrae i dati dagli scontrini e fa un’analisi delle abitudini di acquisto.

Siti, app e gruppi Facebook si addicono certamente ai “couponisti” più appassionati, ma oggi la promo-economy arriva a tutti, direttamente nella casella email, cucita come un vestito sulle vostre preferenze (e sui vostri acquisti precedenti). Le promozioni arrivano tramite email se vi siete iscritti a qualche mailing list, magari per avere uno sconto del 10% sul primo acquisto, tramite messaggi sul telefonino (avete scritto il vostro numero su qualche modulo direttamente in negozio) oppure nel modo più semplice e più invasivo: pubblicità sui social media. Ogni promo è pensata in un’ottica di dare-ricevere: un codice sconto o un accesso riservato in anteprima ai saldi in cambio dell’iscrizione. Alcune volte, invece dei codici sconto ci sono gadget: una maglietta, un piatto, uno zainetto. Eppure tutto ha un prezzo, anche gli sconti: non si tratta di euro o dollari, ma di una montagna di dati personali che cediamo ogni qual volta sottoscriviamo i “termini e condizioni” di una operazione a premio.

Se la questione della privacy è centrale in tutta questa economia fatta di codici sconto ceduti per indirizzi email e numeri di telefono, i clienti non sembrano curarsene, anzi, apprezzano le offerte che le aziende propongono loro in maniera personalizzata. Alla fine del 2018 Accenture ha pubblicato lo studio “Accenture Strategy Global Consumer Pulse Research”, basato su circa 30 mila clienti, secondo il quale il 47% dei clienti sono scontenti quando un’azienda non usa i loro dati per creare engagement e per eventualmente proporre acquisti personalizzati. Il 43% addirittura preferirebbe rivolgersi ad aziende che usano i dati per promozioni e pubblicità targettizzata rispetto a quelle che non lo fanno.

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