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Crescita Usa frena. Powell: “acquisteremo asset ma non è Qe”

di Paolo Verdura – La Fed inizierà ad acquistare Treasury a breve termine per ampliare il proprio bilancio e nella speranza di prevenire il ripetersi delle tensioni recenti sui mercati monetari. Ma, precisa il suo presidente Jerome Powell, non si tratta assolutamente di un nuovo quantitative easing. Mantenendosi cauto sulle prossime mosse della banca centrale americana, Powell osserva come la crescita sta chiaramente rallentando, ma non c’è alcun motivo per cui debba fermarsi.

A pesare sull’outlook favorevole americano è la debole crescita mondiale, la Brexit e le tensioni commerciali. “Agiremo in modo appropriato a sostegno della ripresa. La politica monetaria non è su una strada predefinita, dipende dai dati” spiega Powell, lasciandosi così tutte le opzioni aperte per la prossima riunione del 29 e 30 ottobre. Entro quella data si dovrebbe avere un quadro più chiaro sul divorzio della Gran Bretagna dall’Ue ma anche maggiori informazioni sui negoziati tra Usa e Cina sui dazi. I mercati si muovono in ordine sparso a due giorni dalla ripresa delle trattative commerciali fra le due superpotenze economiche.

Dalla chiusura di ieri positiva in Asia, dove ha prevalso ottimismo per la visita del vicepresidente cinese Liu He a Washington di giovedì 10 e venerdì 11 ottobre, si va all’incertezza dell’Europa, dove ha prevalso la preoccupazione per la Brexit e lo stallo della Locomotiva tedesca, ferma ormai sul binario morto. Sono salite così le borse di Tokyo (+0,99%) e Seul (+1,2%), seguite da Taiwan (+0,75%) e Sidney (+0,45%) e, più a distanza, Hong Kong (+0,28%), Shanghai (+0,29%) e Mumbai, che ha chiuso in calo (-0,38%). In Europa ieri hanno segnato il passo Milano (-1,14%) e Madrid (-1,15%), ma anche Parigi (-1,18%), Londra (-0,76%) e Francoforte (-1,05%) frenate da una serie di dati inequivocabili sull’economia tedesca.

Al taglio delle stime sul Pil del 2020 da +1,8 a +1,1% dello scorso 2 ottobre si è aggiunto ieri è l’inatteso calo degli ordini di fabbrica in Germania (-6,7% su base annua), seguito oggi dalla produzione industriale, salita sì dello 0,3% in agosto, ma in passivo da inizio anno del 4%. Del resto la fiducia dei manager dei servizi è crollata in settembre a 51,4 punti, contro i 54,8 del mese prima, mentre l’indice composito è passato da 49,1 a 48,5 punti.

Wall Street non crede a un accordo a portata di mano fra Stati Uniti e Cina. Anzi l’intesa sembrerebbe allontanarsi fra l’inserimento nella lista nera americana di 28 aziende e organizzazioni cinesi accusate di violazioni dei diritti umani e la stretta sui vista decisa dal Dipartimento di Stato per i funzionari cinesi legati alla detenzione di massa degli uiguri nella provincia di Xinjiang. Mosse che, secondo gli analisti, rendono la strada verso un accordo in salita.

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