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La paura europea per le criptovalute e il ritardo sui pagamenti digitali

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Di Geoffrey Smith – L’Europa sta cominciando a capire che l’incapacità di modernizzare il proprio sistema finanziario non è solo una minaccia alla sua competitività, ma alla sua stessa sovranità. Le resistenze europee hanno già inferto un duro colpo al progetto globale di una “stablecoin” di Facebook, cioè Libra – e società statunitensi come Visa e Mastercard cominciano a preoccuparsi. Fortunatamente per le società di carte, le alternative della Banca centrale europea sono, nella migliore delle ipotesi e non solo per quanto riguarda le criptovalute, un lavoro in corso.

In un recente discorso, Benoit Coeure, membro del consiglio di amministrazione della BCE, ha dato il suo più chiaro avvertimento che le autorità europee ora considerano le società di pagamento statunitensi come una potenziale minaccia alla stabilità finanziaria nella zona euro, a causa della crescente volontà degli Stati Uniti di potenziare il proprio dominio sul sistema finanziario globale. Visa, Mastercard e American Express hanno rappresentato circa i due terzi dei pagamenti con carta nella zona euro negli ultimi anni, ha osservato Coeure. “L’Ue potrebbe essere più esposta al rischio che il potere monetario altrui non venga utilizzato nel suo interesse o sia addirittura usato contro di essa”, ha detto Coeure a una conferenza a Bruxelles.

Anche il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis aveva avvertito della stessa minaccia, dicendo: “È diventato chiaro che quando si parla di alcune tecnologie strategiche, la capacità di guidare l’innovazione inciderà sulla nostra sovranità come continente. I pagamenti sono una di quelle tecnologie strategiche”. Dombrovskis aveva indicato il progetto Libra, riconoscendo che Facebook (un’entità del settore privato che la Commissione e la BCE considerano profondamente inadatta a curare un progetto valutario, data la sua storia fallimentare nella gestione dei dati), stava per fornire un servizio per il quale c’è molta domanda; una domanda per la quale l’Europa non ha una risposta.

“Questo indica che sì, chiaramente, c’è un gap nell’offerta di pagamenti economici, veloci e convenienti”, ha detto Dombrovskis. “Questo è ciò su cui dovremmo lavorare.”

I pagamenti come strumento politico

“Si sono resi conto che, quando si parla di Big Tech, di piattaforme e di front-end dell’infrastruttura dei pagamenti, l’Europa diventa invisibile”, afferma Teunis Brosens, un esperto di valuta digitale con ING Group ad Amsterdam. Dombrovskis potrebbe aver indicato il nome di Facebook, ma gli analisti sostengono che ciò che spaventa davvero la Commissione e la BCE è la crescente volontà del governo degli Stati Uniti di utilizzare sanzioni secondarie (o sanzioni contro coloro che effettuano transazioni con i Paesi oggetto delle misure punitive americane, come l’Iran) come strumento di politica estera.

La controversia intorno all’Iran quest’anno ha costituito un’illustrazione particolarmente estrema della vulnerabilità dell’Europa. Quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha imposto nuove sanzioni alla Repubblica islamica, le società europee da Siemens ad Airbus non hanno avuto altra alternativa che smettere di fare affari con qui Paesi, perché i pagamenti avvengono attraverso la rete SWIFT con sede in Belgio, un’organizzazione che ha rappresentanti bancari statunitensi nel suo consiglio di amministrazione e che di conseguenza rientra nella competenza del Tesoro americano. Le banche che avessero gestito i pagamenti per le società avrebbero rischiato il tipo di ammenda multimiliardaria che ha colpito la banca francese BNP Paribas nel 2014 e l’esclusione da importanti mercati di investimento. Gli analisti del Consiglio europeo per le relazioni estere hanno stimato una perdita di affari di oltre 20 miliardi di euro per le società dell’UE.

“È chiaro che i governi europei hanno bisogno di una migliore risposta alle sanzioni secondarie”, hanno detto i membri dell’Ecfr Ellie Geranmayeh e Manuel Lafont Rapnouil in un brief all’inizio dell’estate. “I Paesi europei devono rassicurare le aziende che possono svolgere attività commerciali nei limiti del diritto e della politica dell’UE”.

Pur non sollevando del tutto la minaccia della pena statunitense, una valuta digitale creata dalla BCE e accessibile alla banca centrale iraniana in teoria fornirebbe alle aziende europee un mezzo per fare affari con l’Iran senza usare il sistema finanziario americano. “Si tratta di politica, di geopolitica”, afferma Brosens di ING.

La scommessa PEPSI

Eppure, a breve termine, le soluzioni alla fine dovranno essere trovate nella più banale attività dei pagamenti commerciali. Il discorso di Coeure ha aperto pochissimo terreno per quanto riguarda la creazione di una versione digitale dell’euro, un progetto su cui la BCE rimane profondamente in conflitto, con il conservatorismo tedesco che gli impedisce di abbracciare il futuro senza contanti ora esplorato in Scandinavia e, in misura minore , nel Regno Unito

La novità del discorso di Coeure, ha affermato Brosens, è stata la chiarezza con cui ha sostenuto un progetto nascente per creare un nuovo standard europeo per i pagamenti digitali, la cosiddetta Pan-European Payment System Initiative o PEPSI. Lo schema potrebbe in definitiva creare un marchio di carte europeo per competere con i giganti statunitensi e la loro controparte cinese Union Pay, ha indicato Coeure. “La BCE vuole davvero che PEPSI abbia successo, e che abbia successo in fretta”, ha affermato Brosens.

PEPSI, con il suo acronimo di ispirazione ironicamente straniera, non è stato nemmeno ancora formalmente lanciato. Secondo quanto riferito, molte delle banche che vi lavorano, come BNP Paribas e Deutsche Bank, sono riluttanti a confermare il loro coinvolgimento nel progetto. Un rapporto AFP ha suggerito che la vera forza dietro PEPSI è la BCE stessa piuttosto che le banche, in qualche modo in contrasto con la “visione” di Coeure di “una soluzione di pagamento al dettaglio paneuropea guidata dalle imprese”.

Gli ostacoli

La BCE e le banche che sovrintende hanno combattuto per anni sul mercato dei pagamenti della zona euro, contribuendo alla lenta introduzione di pagamenti istantanei in tutta la regione. Martedì, Coeure ha sottolineato che “è stato un peccato che le precedenti iniziative di armonizzazione non siano state in grado di esplorare le significative economie di scala offerte dal mercato unico”. La Bce ha finalmente lanciato il suo TARGET Instant Payment System, o TIPS, un anno fa, ma ha ancora solo 27 partecipanti. Tips offre il tipo di servizio fornito da PayPal e altri, consentendo a persone e aziende in Europa di scambiarsi euro in pochi secondi, indipendentemente dal fatto che la loro banca locale sia aperta.

Tra i partecipanti a TIPS ci sono l’Unicredit in Italia e le due maggiori banche spagnole, Santander e BBVA, ma nessuna delle grandi banche tedesche e un solo grande giocatore francese, il colosso BPCE.

Le banche sembrano preferire il proprio sistema di pagamento in tempo reale, lanciato in tutta la zona euro nel 2017 attraverso una società nota come EBA Clearing, di cui sono proprietari. Al momento del lancio di TIPS, l’Associazione tedesca delle banche del settore pubblico aveva testimoniato come la BCE “non avesse sempre ascoltato gli interessi delle banche”. Con queste tensioni che ribollono in sottofondo, la ricerca della salvezza da parte della zona euro da attori come ApplePay, Alipay, Union Pay e Visa sembra destinata a dover aspettare per qualche tempo. Anche così, mentre i fan criptici irriducibili continuano a divertirsi con progetti pensati addirittura per collegare il commercio futuro tra pianeti colonizzati, la valuta digitale è più che mai un problema della massima serietà per le istituzioni.

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