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Ignazio Rocco (Credimi): “Dalle Pmi può nascere grande innovazione”

A fare la storia dell’innovazione non è detto che siano solo le grandi aziende. Anche le piccole e medie imprese possono esprimere una grande capacità di innovare, una spinta al cambiamento. Ne è convinto Ignazio Rocco, Fondatore e Ceo di Credimi: “Oltre il 90% delle aziende italiane ha meno di 10 dipendenti o un fatturato sotto i 2 milioni. E non riesce a scalare. Secondo il pensiero corrente questa condizione limita la produttività e la crescita del Pil (sostanzialmente fermi da 25 anni). Ma non è necessariamente vero: si può essere piccoli e fare comunque innovazione per crescere, anche attraverso una rete di servizi”.

Il founder di Credimi, azienda nata per semplificare l’accesso al credito per le imprese, sottolinea come nell’ultima classifica Fortune Global 500 le aziende italiane siano sei e tutte colossi del mondo dei servizi: “Manca tutta la nostra manifattura, nonostante sia la seconda per importanza in Europa e sesta nel mondo, e sia il fiore all’occhiello del nostro Paese”. Ciò che conta, dice Rocco, è la capacità di innovare di un’azienda, ancora di più delle sue dimensioni: “Spesso si confonde l’innovazione con l’invenzione di una rivoluzionaria applicazione basata su complessi algoritmi; molto più spesso è figlia dello sviluppo di un’idea semplice che intercetta i bisogni delle persone o semplifica i processi aziendali. Motivo per cui le maggiori novità arrivano dal nulla”.

Ma innovare non è solo dare vita a un mercato che prima non esisteva: “Può voler dire anche adottare piccole novità di processo che rendono l’impresa più efficiente o migliorano l’esperienza di acquisto dei clienti. Dall’integrare canali distributivi e di comunicazione alternativi a quelli tradizionali, come e-commerce, m-commerce, marketplace, al semplificare la gestione e la crescita dell’azienda, attraverso l’utilizzo di cloud software per la contabilità, gli incassi e i pagamenti, le paghe, le imposte, il magazzino, la logistica, le consegne. Innovare può anche voler dire semplicemente assumere persone che portino le competenze differenti, necessarie ad aggredire un nuovo mercato o a fare altri cambiamenti”.

Per quanto riguarda la finanza, sottolinea Rocco, le fonti accessibili ci sono e stanno migliorando: “Assistiamo alla contrazione del credito bancario alle imprese, passato dai 914 miliardi di euro di novembre 2011 ai 668 di aprile 2019 (dati Bankitalia). Ma contemporaneamente le fonti di finanza accessibili alle piccole imprese si stanno diversificando rapidamente, portando le Pmi a dipendere sempre meno dal credito bancario: nell’ultimo Rapporto Cerved leggiamo che per il 59% delle Pmi il canale bancario pesa meno del 10%, mentre il 37% ha una quota di credito bancario tra il 10% e il 50% e solo il 4% è oltre questa soglia. Un’evoluzione legata ai cambiamenti sul mercato degli ultimi 10 anni: oggi esistono moltissime fonti di capitali alternative dal digital lending e factoring (come quelli di Credimi, ad esempio) al crowdfunding, dai minibond al direct lending, dall’AIM al private equity. Potenziali alleati nel percorso di crescita e innovazione di tutte le Pmi. Essere piccoli non è peccato, purché non si rinunci a innovare e a migliorarsi”.

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