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Le conseguenze del coronavirus sulle rinnovabili

Lo scenario energetico più plausibile cui saremmo destinati a fine pandemia di coronavirus, secondo molti, è che le più grandi economie del mondo, travolte da un’imponente recessione, decidano di tagliare gli investimenti a favore di energie pulite. Il timore è che bloccare progetti infrastrutturali e ricerche per contenere le emissioni di CO2 e favorire la transizione energetica potrebbe vanificare gli sforzi fatti e interrompere un trend assai positivo. Fortune Italia ha quindi chiesto un parere del Direttore generale dell’International Renewable Energy Agency (IRENA), Francesco La Camera.

Covid-19 e volatilità del prezzo del petrolio: quali gli effetti sui processi in atto di transizione energetica?

 

È improbabile che la volatilità del mercato petrolifero abbia un impatto significativo sui piani di investimento nel settore delle energie rinnovabili. Il petrolio svolge un ruolo trascurabile nella generazione di energia e, quindi, non compete con le energie rinnovabili in questo senso. Le rinnovabili sono la fonte dominante di nuova generazione di energia grazie alla competitività dei costi. I dati relativi al crollo dei prezzi del 2014 mostrano come non vi sia stata evidenza di una associata contrazione degli investimenti in rinnovabili. Al contrario, gli investimenti in rinnovabii hanno avuto una impennata negli anni 2014 e 2015, aumentando del 15% su base annua nel 2014 (315 miliardi di dollari) fino a raggiungere la cifra record di 329 miliardi di dollari nel 2015. La maggior parte della richiesta di petrolio oggi proviene da settori ‘difficili da decarbonizzare’ come l’industria pesante e i trasporti. In particolare, per quanto riguarda i trasporti, in mancanza di appropriate politiche, un lungo periodo di bassi prezzi del petrolio potrebbe rallentare la velocità di diffusione dei veicoli elettrici. Di converso la volatilità dei prezzi del petrolio potrebbe compromettere la convenienza dell’approvvigionamento di petrolio e gas naturali da risorse non convenzionali e, anche, di contratti a lungo termine. Ciò potrà offrire una finestra di opportunità per ridurre o reindirizzare i sussidi ai combustibili fossili verso l’energia pulita, minimizzando il potenziale di conflittualità sociale. L’attuale tendenza alla riduzione dei costi delle energie rinnovabili e il suo impatto positivo sui costi dell’idrogeno verde possono offrire una soluzione economicamente valida per la decarbonizzazione dell’industria pesante e dei trasporti a lunga distanza assicurando maggiore stabilità nell’orizzonte associato all’investimento.

 

Corriamo veramente un rischio di inversione di tendenza nello sviluppo delle energie rinnovabili?
Non credo. Gli orizzonti di pianificazione a lungo termine coinvolti e lo slancio che attualmente esiste nella trasformazione dell’energia assicurano che né i bassi prezzi del petrolio né Covid-19 interromperanno o cambieranno il percorso verso la decarbonizzazione delle nostre società e verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile che ci siamo prefissati di raggiungere.

 

Nessun rischio per le rinnovabili quindi?

Lo scoppio di Covid-19 minaccia le catene di approvvigionamento globali e avrà un impatto anche sul settore delle energie rinnovabili. Il rallentamento dell’economia globale riguarda tutti i settori economici e non creerà difficoltà aggiuntive o specifiche al settore delle rinnovabili.

 

I Governi di tutto il mondo stanno preparando imponenti pacchetti di stimolo all’economia. Queste misure eccezionali potranno rappresentare un contributo decisivo per la transizione energetica in atto? O le priorità dovranno essere altre e tali risorse, come in molti temono, saranno destinate a politiche economiche e occupazionali dai risultati più immediati, magari attingendo proprio da risorse già destinate a politiche ambientali?

Anche qui si apre un’opportunità per accelerare il percorso di decarbonizzazione della nostra società. L’esperienza mostra come l’investimento nelle rinnovabili ha un impatto positivo non solo sul clima, ma in misura significativa anche sulla buona occupazione e sul prodotto interno lordo. La volatilità delle variabili finanziarie e il rischio di investimenti, che potrebbero presto diventare stranded assets, suggeriscono che gli investimenti in combustibili fossili si ridurranno a favore di quelli in energia pulita, accelerando il processo di transizione energetica in atto. Naturalmente occorrono politiche coerenti. Il nuovo Green Deal europeo si muove in questa direzione e apre interessanti prospettive nel percorso verso la COP 26, che si terrà a Glasgow questo novembre.

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