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Coronavirus, ecco perché conviene ripartire dalle rinnovabili

rinnovabili, forum sostenibilità

La costruzione di infrastrutture per l’energia pulita crea il doppio dei posti di lavoro per dollaro speso rispetto agli investimenti nei combustibili fossili. Ma la convenienza economica degli investimenti in energie rinnovabili rispetto a quelle fossili, secondo una nuova analisi dell’università di Oxford, non si ferma all’aspetto occupazionale. Include vari aspetti economici nella sua valutazione dei benefici strategici delle politiche verdi in ottica ripartenza economica post-Coronavirus.

 

Coautori dello studio sono il premio Nobel Joseph Stiglitz e Lord Nicholas Stern della London School of Economics, l’autore principale è Cameron Hepburn della Smith School of Enterprise and the Environment dell’Università di Oxford. Le politiche ‘green’, secondo l’analisi, offrono maggiori rendimenti nel breve termine per ogni dollaro speso e portano a un maggiore risparmio sui costi sul lungo termine, rispetto agli stimoli fiscali tradizionali. Gli autori hanno intervistato 231 esperti di banche centrali, ministeri delle finanze, accademici e think tank di tutto il mondo (di cui 28 partecipanti al sondaggio sull’Italia). Sulla base di questi dati, gli economisti hanno rilevato che le politiche di stimolo a lungo termine e a favore del clima sono più vantaggiose non solo nel rallentare il riscaldamento globale ma anche in termini di impatto economico complessivo.

 

Ogni milione di dollari di spesa genera 7,49 posti di lavoro a tempo pieno nelle infrastrutture per le energie rinnovabili, e 7,72 nell’efficienza energetica, contro i 2,65 nei combustibili fossili. Questi ultimi tra l’altro sono più suscettibili alla delocalizzazione. Oltre alla riqualificazione dei lavoratori in settori come le nuove tecnologie e le energie rinnovabili per sopperire anche alla disoccupazione dovuta al coronavirus, altre politiche auspicabili includono la spesa per la ricerca e lo sviluppo nelle energie rinnovabili, così come gli investimenti in infrastrutture di connettività degli edifici, quali, ad esempio, la banda larga e la ricarica dei veicoli elettrici, nonché investimenti per la resilienza e la rigenerazione degli ecosistemi.

 

Nel frattempo, misure che non tengono conto della riduzione delle emissioni, come i salvataggi incondizionati delle compagnie aeree, sembrano avere risultati più scarsi sia in termini di impatto economico che dal punto di vista climatico. Per quanto riguarda l’Italia, secondo gli autori, le risposte al Covid sono state finora neutrali dal punto di vista climatico (ovvero no profondi investimenti nei combustibili fossili, ma neanche verso le rinnovabili), ma c’è una grande opportunità per futuri investimenti positivi dal punto di vista climatico.

 

Gli investimenti verso le rinnovabili sono fondamentali, ma buone notizie arrivano dal mercato stesso. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia il lockdown da coronavirus ha spinto il mercato elettrico verso le rinnovabili: la quota dell’energia pulita potrebbe arrivare al 40% entro la fine del 2020, con il contemporaneo crollo della domanda per i combustibili fossili. E anche l’Irena, l’agenzia internazionale per le rinnovabili, vede nella fase economica che viviamo, tra il crollo del petrolio e gli incentivi statali nell’economia, un’opportunità senza precedenti per le rinnovabili.

 

 

 

 

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WEINING, April 29, 2020 Aerial photo taken on April 28, 2020 shows a photovoltaic power station in Weining County, southwest China’s Guizhou Province. (Credit Image: © Tao Liang/Xinhua via ZUMA Wire)
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