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Smart working e cybersecurity, la soluzione di Acronis

coronavirus smart working

Per quanto ormai l’impatto rivoluzionario sul mondo del lavoro della pandemia di coronavirus sia un evento conclamato, fa sempre un certo effetto vedere tradotta in numeri la portata del cambiamento. Anche nel caso in cui quei numeri riguardano il ritardo nel percorso verso una digitalizzazione che da urgente è diventata necessaria, e che ha bisogno di essere implementata in sicurezza. Le cifre sono state analizzate da Acronis, gigante internazionale della sicurezza informatica da 5 milioni di clienti.

 

 

Secondo l’analisi di mercato di Acronis, il 50% delle aziende di tutto il mondo ammette di non essere ancora completamente pronto a passare al lavoro remoto. Milioni di dipendenti non hanno computer portatili e postazioni di lavoro configurati, costringendo le aziende ad acquistare più macchine. Oltre l’80% dei team IT non è ancora in grado di fornire un’infrastruttura sicura ed efficiente per i lavoratori remoti, mentre alcune persone stanno prendendo in considerazione l’idea di lavorare in modalità smart in modo permanente.

 

 

 

La soluzione pensata da Acronis ha impiegato oltre 500 sviluppatori e analisti, ed è stata appena lanciata. Si chiama Acronis Cyber Protect Cloud, ovvero uno strumento di protezione informatica che integra backup, disaster recovery, anti-malware di nuova generazione, anti-virus, cybersecurity e strumenti di gestione in un’unica console. L’integrazione di protezione dei dati e cybersecurity è basata sull’IA e consente agli utenti di affrontare tutte le minacce informatiche, dice l’azienda, comprese quelle derivanti dai software di videoconferenza come Zoom e WebEx. Un’integrazione quindi, che dovrebbe andare a rispondere alle due esigenze fondamentali che in tanti hanno riscontrato in questi giorni di smart working forzato: comunicare in remoto e condividere file, in maniera sicura.

 

 

“Il backup tradizionale è morto perché non è abbastanza sicuro, e i tradizionali antivirus non proteggono i dati dalle moderne minacce informatiche. Le soluzioni fino a ora utilizzate non sono più in grado di contrastare i pericoli che le aziende e gli utenti devono affrontare”, ha detto il fondatore e CEO di Acronis, Serguei ‘Sb’ Beloussov.

 

 

È fondamentale per le organizzazioni, dice l’azienda, in particolare per i sistemi sanitari, proteggere le loro applicazioni tecnologiche per ridurre al minimo il rischio rappresentato dalle minacce informatiche come i ransomware e le relative perdite umane, di dati e finanziarie. A seguito di una crescita esponenziale delle minacce informatiche in Italia, il CPOC (Centre de Recherche pour la Cyber Protection) di Acronis in Europa, con sede nella sede centrale Svizzera, ha fermato il 42.5% in più di minacce informatiche ai suoi utenti nel primo trimestre del 2020 rispetto al primo trimestre del 2019.

 

 

I Service Provider, dice Acronis, beneficeranno ora di uno strumento capace di eliminare la complessità e consentire loro di fare della sicurezza un punto focale del loro portafoglio, soddisfacendo le aspettative dei loro clienti e consolidando i propri fornitori. Le imprese e i privati si troveranno invece a diposizione fin da subito uno strumento integrato all-in-one capace di monitorare i dispositivi, garantire la sicurezza della connessione e dello scambio in remoto dei dati e bloccare automaticamente le minacce.

 

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