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Coronavirus, sul Recovery fund si deve fare di più

La proposta Franco-tedesca è un passo avanti, forse. Ma è anche un primo segnale di avvertimento: la misura che tutti aspettano, quella che mette d’accordo anche gli irriducibili oppositori del Mes, potrebbe arrivare tardi e, soprattutto, con una dotazione insufficiente.

 

Le telefonate del premier Giuseppe Conte, prima con Macron e poi con Merkel, servono a chiarire che serve uno sforzo maggiore, che “il negoziato deve essere ambizioso”. Soprattutto, servono a ribadire che lo sforzo non basta, che i 100 mld che spetterebbero all’Italia non sono sufficienti a pensare interventi risolutivi. Basta considerare che finora il governo italiano ha messo sul tavolo 80 mld, serviti a tamponare un’emergenza che si sta trasformando in una crisi strutturale.

 

La formula ideata sull’asse Berlino-Parigi è corretta. Cinquecento miliardi a fondo perduto, finanziati con bond continentali dalla Commissione europea e destinati ai Paesi più colpiti dal Covid-19. “Non devono pesare sui debiti”, ha puntualizzato la cancelliera tedesca. L’unico modo per portare sostegno effettivo, senza costi scaricati sul futuro.

 

Ci sono però ancora due nodi sostanziali che vanno sciolti. La posizione ferma dei Paesi che continuano a opporsi al Recovery fund e la sproporzione, in termini quantitativi, tra il compromesso franco-tedesco e le intenzioni manifestate dalla Commissione Ue. Per arrivare ai mille miliardi ipotizzati, si potrebbero affiancare ai 500 mld a fondo perduto prestiti agevolati (del tutto simili al Mes ma con destinazioni diverse).

 

Anche per questo la proposta Franco-tedesca non è ancora la svolta definitiva. Serve ancora un negoziato serrato, tutt’altro che in discesa.

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