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Per Conte non c’è alternativa alle ‘condizioni’ di Visco

Le parole, il giorno dopo, hanno sempre un peso diverso. Escono dalla cronaca e possono diventare qualcosa destinato a durare nel tempo. Le Considerazioni Finali del Governatore della Banca d’Italia sono state negli anni un rito che ha progressivamente perso la sacralità che aveva. Non perché l’appuntamento annuale sia diventato meno significativo ma semplicemente perché è cambiata la velocità del mondo, la quantità e la durata delle informazioni, la possibilità, e la capacità, di selezionare i contenuti. E anche perché l’attenzione della classe dirigente ai temi reali, quelli che vanno oltre l’arena quotidiana e si spingono in una visione di medio-lungo periodo, è diventata inversamente proporzionale all’ansia di sfidarsi sul consenso immediato.

 

Ma il 2020 è un anno diverso. È l’anno del Coronavirus, l’anno di un evento che ha fermato il Mondo e stravolto il corso normale delle cose. E anche le Considerazioni del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, assumono un altro peso. Meno liturgia, per le prescrizioni imposte dalla convivenza con il virus, ma una precisione chirurgica nel mettere insieme l’analisi economica e le ricadute sul piano delle decisioni. Basta ripercorrere, anche solo a memoria, le relazioni degli ultimi dieci anni per trovare una serie di richiami, moniti, avvertimenti, appelli, tutte declinazioni ormai indissolubilmente legate alle parole lette nel Salone dei Partecipanti di Palazzo Koch. Sono quasi tutti caduti nel vuoto, tanto che si sono ripetuti, anno dopo anno, con una ostinata, a tratti ridondante, puntualità.

 

Questa volta, Visco e i suoi uomini hanno lavorato alle Considerazioni con una tensione diversa. L’emergenza, l’urgenza e la delicatezza del momento hanno imposto di mettere da parte l’abituale cautela nel linguaggio e di fare una scelta netta: le parole sono state selezionate con cura perché possano andare oltre quello che rappresentano abitualmente. Sono vere e proprie ‘condizioni’, quasi ultimative in alcuni passaggi. Perché il ruolo della Banca d’Italia, oggi, è quello di indicare l’unica strada percorribile per uscire dal ‘buco nero’ aperto dall’epidemia.

 

Se il Governatore insiste su due parole chiave, incertezza e disuguaglianze, è perché sono quelle che più delle altre circoscrivono il problema. L’incertezza impone di fare scelte, di non rimanere fermi in attesa che qualcosa o qualcuno possa invertire la rotta. Le disuguaglianze, che già oggi sono evidenti, sono destinate ad allargarsi, ad aggravarsi, e ridurle, contenerle il più possibile, deve essere l’obiettivo che ispira le decisioni.

 

Nel passaggio finale delle Considerazioni di Visco c’è un programma di politica economica, l’unico possibile. “Ce la faremo con scelte mature, consapevoli, guardando lontano. Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere”.

 

I punti di forza sono quelli di un Paese che ha risorse, umane, imprenditoriali, culturali e naturali, per ripartire. Le debolezze da affrontare ‘finalmente’ sono quelle che rischiano di compromettere ogni sforzo: la burocrazia, la corruzione, l’evasione fiscale ma anche il ritardo dell’istruzione e della formazione, un mercato del lavoro che rischia di implodere e una questione sociale che può deflagrare definitivamente. Perché la distanza fra garantiti e non garantiti, tra chi ha possibilità economiche e chi non riesce a organizzare la minima sussistenza si sta, giorno dopo giorno, allargando.

 

Questa volta, Visco va ascoltato e le sue indicazioni vanno raccolte. E deve farlo chi ha il potere di prendere decisioni, oggi e non domani, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Non perché sia sacro quello che dice la Banca d’Italia, o perché la politica debba essere commissariata. Ma perché non c’è alternativa rispetto alle priorità che ha messo sul tavolo.

 

 

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