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Il realismo di Visco: incertezza e disuguaglianze

No “all’ottimismo retorico”. Ma “nessuno deve perdere la speranza”. A patto però che si riesca a mettere in campo “collettivamente un impegno concreto”. Perché “ce la faremo con scelte mature, consapevoli, guardando lontano. Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo; affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere”. Mai come prima, il Governatore di Bankitalia Ignazio Visco usa le sue Considerazioni Finali – nella versione post Coronavirus che impone poche, selezionate, presenze live e una lunga diretta web – per lasciare un messaggio netto, ispirato da profondo realismo. A tratti, quando ricorda i morti e le sofferenze portate dall’epidemia, sembra cedere alla commozione, ma il segno principale resta quello del richiamo fermo alle responsabilità di tutti.

 

Le parole che ricorrono sono incertezza e disuguaglianza. Partendo dall’ammissione di non poter prevedere più di tanto quello che sarà. “Se intuiamo, in modo impreciso, e contrastiamo, con forza, la gravità delle conseguenze sociali ed economiche nel breve periodo, per quelle a più lungo termine possiamo solo riconoscere di ‘sapere di non sapere'”. Visco insiste su questo concetto con estrema chiarezza. “È molto difficile prefigurare quali saranno i nuovi equilibri o la nuova normalità che si andranno determinando, posto che sia possibile parlare di equilibri e normalità”. Per affrontare tanta incertezza, fa poi un passo avanti il Governatore, “è però cruciale, oggi ancora più di prima, che siano rapidamente colmati i ritardi e superati i vincoli già identificati da tempo. Oggi più di prima, perché una cosa è sicura: finita la pandemia avremo livelli di debito pubblico e privato molto più alti e un aumento delle disuguaglianze, non solo di natura economica”.

 

Il paragone con il dopoguerra arriva con una citazione di John Maynard Keynes. Ottant’anni fa scriveva: “… la migliore garanzia di una conclusione rapida è un piano che consenta di resistere a lungo … un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale, un piano che utilizzi un periodo di sacrifici generali” – verrebbe da dire, come quelli di questi nostri giorni – “non come giustificazione per rinviare riforme desiderabili, ma come un’occasione per procedere più avanti di quanto si sia fatto finora verso una riduzione delle disuguaglianze”.

 

Il realismo impone anche di non nascondere la consapevolezza che a pagare il prezzo più alto saranno le fasce della popolazione già svantaggiate. La crisi economica porterà a una riduzione del reddito che per il 20% di famiglie con redditi inferiori (“il quinto più basso della distribuzione”) sarà “due volte più ampia di quella subita dalle famiglie appartenenti al quinto più elevato” ovvero al 20% che ha redditi maggiori.

 

Quella che descrive il Governatore, del resto, “è una crisi senza precedenti nella storia recente, che mette a dura prova l’organizzazione e la tenuta dell’economia e della società”. Visco per questo sottolinea come ora sia difficile “prevedere tempi e intensità della ripresa”. Torna quindi il filo conduttore della sua analisi. “L’incertezza oggi è forte; riguarda non solo l’evoluzione della pandemia ma anche gli effetti sui nostri comportamenti, sulle abitudini di consumo, sulle decisioni di risparmio. Ci si chiede quali nuovi bisogni si affermeranno e quali consuetudini saranno definitivamente superate. E ci si interroga sulle possibili conseguenze, oltre il breve periodo, per l’organizzazione della società e dell’attività produttiva”.

 

Per altro, ci sono altri rischi, che arrivano anche dal recente passato. “La profondità della recessione potrebbe essere amplificata da nuove turbolenze sui mercati, dall’accentuarsi delle tendenze protezionistiche emerse nello scorso biennio, dal diffondersi di casi di insolvenza nelle economie in misura tale da innescare crisi sistemiche nel settore finanziario”, avverte Visco.

 

Non solo. “La recessione avrà significative ripercussioni sul mercato del lavoro. Rispetto ad altri Paesi gli effetti sull’occupazione sono contenuti in Italia dalla sospensione dei licenziamenti e dall’ampio ricorso alla Cassa integrazione guadagni, che ha finora coinvolto circa sette milioni di lavoratori, quasi la metà dell’occupazione privata alle dipendenze”.

 

E, anche su questo fronte, i più esposti sono i più deboli. “La caduta dell’attività economica ha ridotto le nuove opportunità di impiego, ripercuotendosi in particolare sui giovani che per la prima volta si affacciano sul mercato del lavoro, su chi è abitualmente impegnato in attività stagionali, con contratti a tempo determinato o di apprendistato. Colpisce con maggiore intensità le attività tradizionalmente svolte dai lavoratori autonomi e il lavoro irregolare, ancora troppo diffuso nel nostro paese”.

 

Le contromisure messe in campo servono ma non bastano. Nel breve periodo, sottolinea ancora Visco, “gli ammortizzatori sociali contrastano l’impoverimento di ampi strati della popolazione e l’allargamento delle differenze economiche, accresciuti dalla maggiore presenza di lavoratori a basso reddito nei settori più colpiti. Limiti nella disponibilità di attività finanziarie liquide tra i nuclei familiari con i redditi più bassi possono amplificare le conseguenze dello shock, determinando un aumento significativo del numero di famiglie che non riescono a mantenere standard di vita accettabili”.

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