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Il Tar boccia il concorso per agenti polizia di Salvini

salvini debito ue

Ora il leader della Lega, Matteo Salvini, avrà un nuovo motivo di risentimento verso la magistratura, dopo la richiesta di processo per le vicende della nave Diciotti, di cui discute in Parlamento proprio in questi giorni, e dopo la pubblicazione di alcuni scambi di opinioni fra magistrati a proposito della politica e dell’ex ministro dell’Interno. Perchè il Tar del Lazio il 28 maggio ha bocciato, rinviando ogni decisione alla Corte Costituzionale, l’esito del mega concorso per l’assunzione di circa 2.000 nuovi agenti di polizia firmato e fortemente voluto dall’ex ministro Salvini.

 

Il Tar del Lazio, infatti, ha stabilito con l’ordinanza 5692 del 2020 che i criteri introdotti all’ultimo momento dall’amministrazione potrebbero aver violato i criteri di equità previsti per le assunzioni nel pubblico impiego e ha rimesso la questione alla Consulta sospendendo le migliaia di ricorsi pendenti nei tribunali amministrativi di tutta Italia.

 

Era l’aprile del 2019, e Salvini, alla sua prima esperienza ministeriale e quindi smanioso di dimostrare l’efficacia e le capacità del manico leghista, decise di dare corso alla promessa di maggior sicurezza fatta agli italiani in campagna elettorale rafforzando i ranghi della polizia di Stato, all’asciutto di nuove leve da troppo tempo, con l’assunzione di circa 2.000 agenti. Per velocizzare le procedure fu deciso di chiamare in servizio gli aspiranti agenti già selezionati con un precedente concorso, ma non scelti perché in sovrannumero rispetto alle 848 assunzioni previste dalla prova del 2017. Ma il ministro e l’amministrazione fanno anche una mossa in più nella speranza di affinare le qualità del personale da selezionare.

 

Anzichè limitarsi a convocare quanti avevano superato la prova scritta con un voto sopra al minimo, come previsto dal bando, introducono due ulteriori criteri fino ad allora non previsti: gli aspiranti poliziotti non avrebbero dovuto avere più di 26 anni di età e in più dovevano anche aver conseguito un diploma di scuola superiore. Due dettagli che di fatto hanno stravolto la classifica, introdotto qualche curioso risultato, ma soprattutto provocato la reazione degli esclusi che a frotte si sono rivolti ai giudici amministrativi per contestare l’esito della selezione.

 

I ricorsi sono tantissimi, dice l’avvocato Antonio Pasca, legale di fiducia del sindacato Uil polizia, che ha patrocinato la causa “ovviamente non li difendo tutti io. Il fatto è che l’amministrazione per fare in fretta è incorsa in un errore: con i due nuovi criteri, persone che avevano superato la prova sono state escluse, mentre altri candidati, magari con un voto inferiore alla prova, sono stati scelti”. Un pasticcio a cui dovrà trovare una soluzione la Corte costituzionale con il rischio che “se la Corte dovesse accogliere le nostre ragioni il numero delle assunzioni potrebbe crescere e di molto”, prevede il legale o creare problemi agli assunti più giovani e con diploma.

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