Dopo il balzo in avanti di 10 posizioni lo scorso anno, l’Italia conferma il suo punteggio nell’Indice di Percezione della Corruzione (Cpi) di Transparency International e guadagna una posizione nella classifica dei 180 Paesi: il Cpi 2022 colloca l’Italia al 41° posto, con un punteggio di 56, mentre la media dell’Unione europea è 64 su 100.
A livello globale, la Danimarca rimane al vertice con 90 punti, seguita dalla Nuova Zelanda e dalla Finlandia con 87 punti, a seguire la Norvegia con 84 e Singapore e la Svezia con 83. In fondo alla classifica la Somalia con 12, la Siria e il Sud Sudan con 13, il Venezuela con 14 punti.
Dal 2012 al 2022, solo 25 Paesi hanno compiuto progressi significativi, mentre ben 155 Paesi non ne hanno compiuti e alcuni hanno addirittura peggiorato il loro punteggio. L’Italia è tra i paesi che hanno registrato maggiori progressi dal 2012 al 2022 – sottolinea Transparency – nonostante resti ancora sotto la media europea. Tra i Paesi dell’Ue, l’Italia è stabile 17° posto, in coda Romania, Bulgaria e Ungheria.
L’Indice di Percezione della Corruzione, elaborato annualmente da Transparency International, classifica i Paesi in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico, attraverso l’impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad esperti provenienti dal mondo del business.
Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita). Transparency Italia, sottolinea come il nostro Paese “ha beneficiato delle misure anticorruzione adottate nell’ultimo decennio, compreso un nuovo codice degli appalti che ha portato a una maggiore trasparenza”, tuttavia, “la volatilità politica e le elezioni anticipate hanno gravemente ritardato i progressi su fondamentali capisaldi per la lotta alla corruzione: la regolamentazione del lobbying e il conflitto di interessi”.