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I tatuatori abusivi si sono presi il mercato durante il lockdown

tatuaggi

Una traccia sulla pelle, anche sul lockdown, dei morti, dei contagi, della ripartenza. Da qualche giorno è ripresa a pieno ritmo l’attività dei tatuatori, dopo il Dpcm del 18 maggio che ha fatto risollevare le serrande ai centri tatuaggi, settore con giro d’affari da 300 milioni di euro – stime di UnionCamere – con circa settemila studi registrati, con la Lombardia a guidare la fila delle regioni, la Campania in vetta nel Meridione, mentre tra i grandi centri Roma si gioca la leadership con Milano, poi Torino e Napoli per il Sud.

 

I centri, secondo quanto riferisce Associazionetatuatori.it, hanno accolto i clienti in astinenza da tattoo. La voglia degli italiani di sottoporsi a lunghe sedute per un tattoo non è affatto svanita. Anzi, non si è fermata neppure durante la pausa forzata dei centri tatuaggi, chiusi come le altre attività pubbliche per motivi di carattere sanitario, secondo le disposizioni del ministero della Salute. “Durante il lockdown ci siamo dovuti fermare, ma sono entrati in campo gli abusivi – spiega Eliseo Giuseppin, il rappresentante legale di Associazionetatuatori.it – che si sono impossessati di una fetta di mercato, con attività a domicilio, senza spese di affitto, per l’ammortamento dei macchinari da utilizzare per i tatuaggi, ovviamente senza pagare un soldo di tasse”.

 

Dunque, c’è il problema, assai difficile da intercettare, degli abusivi, che sono riusciti durante il lockdown ad assorbire tutti i potenziali clienti dei centri tatuaggi. Tra marzo e maggio infatti si concentra oltre il 50% – secondo l’associazione dei tatuatori – dell’attività annuale, con inevitabili ricadute sui conti dei tatuatori professionisti. “È una quota di mercato che non si recupera, è impossibile, certo, la produttività va crescendo ma è a tempo limitato, siamo ormai in estate, la primavera è il periodo ideale per sottoporsi a un tattoo, poi da esibire in estate, in strada o in spiaggia”, aggiunge il rappresentante legale dell’associazione tatuatori.

 

Dunque, l’ombra del tatuaggio fai da te, assieme alla crescita del costo dei dispositivi di protezione individuali, sta incidendo sull’attività legalizzata, che sconta l’assenza di una legge-cornice sul settore, tra proposte a Montecitorio e una giungla di circolari ministeriali, assieme a provvedimenti diversi disposti dalle Regioni. Così, i professionisti hanno invocato misure di sostegno, come l’una tantum destinato ai centri estetici.

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