Un gesto clamoroso. Destinato ad entrare nella storia. I giocatori dei Milwaukee Bucks non giocano gara 5 dei playoff NBA contro gli Orlando Magic. Subito dopo la stessa Lega statunitense posticipa le altre partite, avallando la scelta dei giocatori.
Si ferma il campionato più ricco, che muove milioni di dollari in ogni partita, per la protesta contro la brutalità della Polizia statunitense nei confronti degli afroamericani, dopo i 7 colpi di pistola alla schiena di Jacob Blake a Kenosha, nel Wisconsin, lo Stato di Milwaukee.
Un gesto che non ha precedenti, in questi termini, nello sport professionistico americano.
Arriva un segnale inequivocabile, con ricadute enormi sul piano politico e sul piano economico. Ci sono le elezioni presidenziali alle porte e la posizione di Donald Trump, sempre schierato dalla parte delle forze dell’ordine, è una delle ragioni che ha spinto i giocatori al boicottaggio. Proprio la forza dei giocatori, nonostante i vincoli contrattuali e gli interessi in gioco, in una situazione socialmente esplosiva, sposta gli equilibri come mai accaduto finora.
Lo sport, nella sua declinazione più spinta sul piano economico, con la decisione dei cestisti di Milwaukee, si mette alla testa di una protesta che può rappresentare uno spartiacque nella lotta al razzismo e alle sorti del movimento ‘Black lives matter’.