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5g

È, ancora, una rivoluzione promessa. Lo sviluppo del 5G può assicurare un salto tecnologico rilevante e le premesse per concretizzare una discontinuità capace di cambiare le abitudini e i comportamenti, di imprese e consumatori, ci sono tutte. Causa anche la distrazione di massa per l’emergenza Coronavirus, però, sembra concreto il rischio che il passaggio dalla sperimentazione alla commercializzazione dei servizi 5G possa rallentare.

 

A pesare è anche l’assedio delle fake news. Agisce su due fronti, quello delle tensioni geopolitiche intorno alla guerra fredda fra Cina e Stati Uniti, e quindi al tema della sicurezza, e quello delle ricadute sul piano della salute. In tutti e due i casi, servono corretta informazione ed equilibrio nelle decisioni. Da una parte sono necessarie regole che assicurino la correttezza dei comportamenti dei fornitori cinesi, Huawei e Zte in testa, dall’altra gli studi scientifici devono definitivamente soppiantare la narrazione di complottisti e negazionisti.

 

In questo scenario, sicuramente complesso, abbiamo sondato i principali operatori (Tim, Vodafone e WindTre), ascoltato il parere delle Autorità e dei sindacati, approfondito i piani per lo sviluppo della fibra ottica con Prysmian, leader globale nella produzione di cavi, e le ricadute dell’arrivo del 5G per le imprese e le pubblica amministrazione con Irideos, azienda che si occupa di trasformazione digitale attraverso soluzioni integrate che coniugano cloud, data center, fibra ottica, sicurezza e innovazione.

 

Due interviste sono dedicate al lungo lockdown di McDonald’s in Italia, con il Chief people officer Massimo Maffioli, e al futuro delle infrastrutture ferroviarie, con Pierluigi Coppola, docente del Politecnico di Milano.

 

Come ogni anno a settembre, pubblichiamo la classifica Global 500 di Fortune. Il dato principale è il sorpasso ormai conclamato tra le più grandi aziende per fatturato al mondo di quelle cinesi su quelle americane. Nella lista, anche nel 2020 guidata da Walmart, ci sono sempre sei italiane, più Exor (formalmente olandese). Rispetto allo scorso anno cambiano però, e non poco, le posizioni. Fa un considerevole balzo in avanti Generali, che guadagna 26 posizioni (dalla 92 alla 66). Il calo più consistente, 44 posizioni, è di Unicredit, quasi in fondo alla classifica, scesa alla posizione 469 dalla 425. Brusco calo, 30 posizioni, anche per Eni, che scende alla 113 dalla numero 83. Meno rilevanti le variazioni di Exor, -4 posizioni, Poste Italiane e Intesa Sanpaolo, che guadagnano entrambe 5 posizioni, ed Enel (+2 posizioni).

 

Dalla redazione americana, un approfondimento sul futuro di Honeywell: il vecchio gigante dell’industria ha puntato su scommesse rivoluzionarie, tra nuovi software e computer fantascientifici, ma ora è alle prese con le conseguenze della pandemia. Si interromperà la trasformazione? Un’altra storia racconta il successo tra le grandi aziende del Net promoter score, una semplice misurazione dell’opinione dei clienti, usato ormai da due terzi delle aziende Fortune 1000. Spazio anche a un’inchiesta sul business, rischioso, delle protesi al seno.

 

 

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5g - Illustrazione di Michele Marchionne
5g – Illustrazione di Michele Marchionne
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