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Mes, il ‘no’ è un prezzo troppo alto da pagare

Trentasei miliardi. Con l’unica condizione di spenderli per la sanità e il sociale e con un tasso dello 0,1%. Vuol dire risparmiare quasi 7 miliardi in dieci anni, considerando gli attuali tassi di finanziamento del debito italiano. I numeri sono una cosa, la propaganda è un’altra. Soprattutto quando si parla del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. Eppure, nonostante i numeri, nonostante una crisi che continua ad aggravarsi e nonostante l’epidemia del Coronavirus sia tutt’altro che archiviata, il governo italiano continua a tergiversare. Perché? Per la posizione ideologica del maggiore azionista della maggioranza che sostiene il governo, il Movimento Cinquestelle.

 

Una questione economica difficilmente contestabile nei numeri e nelle implicazioni diventa così un intricato nodo politico. Non accedere al Mes vuol dire rinunciare a risorse che servono. Prendere questa decisione per assecondare una posizione ideologica, vuol dire pagare un prezzo troppo alto per salvare il patto che sostiene il governo giallorosso.

 

Nasce da questa consapevolezza il pressing del Pd sul premier Giuseppe Conte e affonda in questo equilibrio precario l’attendismo del premier. Con le Regionali sempre più vicine, e i sondaggi che lasciano prevedere un esito favorevole al centrodestra, la tenuta del governo sembra comunque più probabile rispetto a quella della leadership di Nicola Zingaretti nel Partito Democratico. Mentre l’aria da ‘tutti contro tutti’ suggerisce in casa grillina di tenere la barra dritta sul no al fondo salva Stati. Come se fosse necessario non perdere l’ultimo brandello di quella consapevolezza identitaria che unisce l’euroscetticismo all’altra bandiera del Movimento, il taglio dei parlamentari.

 

La posizione assunta dal Pd, e da Zingaretti, con il ‘sì’ al referendum è già una evidente concessione all’alleato di governo, come dimostrano le voci contrarie che si solo levate dai padri nobili, Romano Prodi in testa, e la crescente adesione al ‘no’ della base democratica. Sembra evidente che in casa Dem l’accesso al Mes sia vissuto come una frontiera invalicabile. Lo stesso Zingaretti è stato sufficientemente chiaro e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha sempre ribadito di ritenerlo uno strumento utile.

 

Ora, sta scandendo il tempo del tatticismo. Perché il Mes serve e dire no vuol dire pagare un prezzo troppo alto.

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