Sarà che le conferenze stampa, di giorno, funzionano meglio. Sarà che le conferenze stampa che illustrano un provvedimento già scritto, e non un progetto di provvedimento salvo intese, funzionano meglio. Ma oggi Giuseppe Conte è parso tornato nei panni di un premier.
Capace di realismo e di esprimere una linea coerente. Quando dice che è indispensabile proteggere insieme salute ed economia per affrontare l’emergenza Coronavirus, dice l’unica cosa sensata che si possa dire. Quando dice che per evitare “un lockdown generalizzato che non ci possiamo permettere” è necessario “gestire l’epidemia senza restarne sopraffatti”, dice l’unica cosa di buon senso che si possa dire. Quando ammette che si può sperare che le misure funzionino senza avere la certezza che siano sufficienti, risponde con onestà. Quando spiega che lo scontro con le Regioni si chiude qui, perché la situazione impone decisioni nazionali, si assume una responsabilità importante.
C’è però un modo solo per verificare se le parole di Conte potranno segnare veramente una svolta rispetto alla confusione intollerabile delle ultime settimane.
Conte ha assicurato che le attività che sono direttamente colpite dagli effetti del Dpcm, ristoranti, bar, palestre e… la lista è lunga, saranno risarcite subito. Stando alle parole precise: “I ristori arriveranno direttamente sul conto corrente dei diretti interessati con bonifico bancario dell’Agenzia delle Entrate”. Le risorse sarebbero già pronte.
Ma i precedenti del primo lockdown e gli imperdonabili ritardi sulla cassa integrazione non depongono bene. Solo mantenendo le promesse di oggi si potrà dimostrare che l’impegno del governo è reale e che i sacrifici imposti possono essere in qualche modo sopportati. Su questo piano si gioca la credibilità del premier. E del governo.
