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Non solo smart working, la sfida del lavoro per le aziende

Oltre 100 milioni di dipendenti in Europa sono passati al lavoro a distanza, allo smart working, con quasi 45 milioni che hanno fatto questo cambiamento per la prima volta. Emerge dallo studio The voice of European workforce 2020, realizzato da Deloitte, nel quale sono state raccolte le opinioni di oltre 10.000 lavoratori in sette paesi europei, con l’obettivo di presentare un quadro chiaro ed aggiornato del loro sentiment alla luce dei recenti cambiamenti nella vita lavorativa. Nel documento si evidenzia che in realtà il mondo del lavoro aveva iniziato a mutare ben prima della pandemia da Covid-19.

 

Le misure straordinarie hanno accelerato un processo in atto, ma sicuramente anche sconvolto la vita di molti lavoratori. Il primo elemento che emerge dalla ricerca è sicuramente che il Covid-19 ha dato maggiore autonomia ai lavoratori, oltre a rendere normale – se non obbligatoria come durante il lockdown – la pratica dello smart working. Prima del lockdown, solo per il 37% degli europei e per il 33% degli italiani era possibile lavorare in maniera smart, mentre per il 41% (sia in Europa sia in Italia) il proprio lavoro non poteva essere svolto in alcun modo da remoto. Oltre alla’utonomia, è stata rilevata dai dipendenti una maggiore flessibilità della giornata lavorativa, ad un cambiamento nelle priorità lavorative e ad una percezione dell’incremento delle proprie responsabilità.

 

Gli elementi chiave che hanno giocato un ruolo decisivo nel facilitare la transizione per gli italiani sono stati il tempo (col passare dei giorni è diventato sempre più facile adattarsi ad una nuova modalità lavorativa), la possibilità di poter contare su un solido network di colleghi e relazioni personali, la fiducia data dai colleghi e dalla leadership. Quest’ultima risulta essere l’elemento che ha inciso maggiormente nella facilità di adattamento dei lavoratori. “Mentre ci avviciniamo alla seconda ondata della crisi sanitaria, i leader aziendali devono guardare al futuro e impegnarsi a non ritornare alle vecchie routine. L’ambiente di lavoro è cambiato sostanzialmente negli ultimi mesi ed è improbabile che torni a quello che era prima del Covid-19. Riconoscendo la complessità ed eterogeneità dei propri dipendenti, i leader aziendali devono progettare le proprie politiche e interventi in modo mirato, sulla base della comprensione dei diversi attributi e bisogni dei propri lavoratori” commenta Drew Keith, Human Capital leader di Deloitte.

 

Immaginando chiusa la difficile fase, una volta che un vaccino sarà sviluppato e ampiamente disponibile, la maggior parte degli intervistati in Europa (66%) si aspetta che alcuni aspetti della propria vita saranno permanentemente diversi. In particolare, per i lavoratori il lavoro a distanza sembra essere già un elemento che permarrà nel futuro. Imparare a gestire una forza lavoro più autonoma e meno centrata sul posto di lavoro è una nuova grande sfida per le aziende. Comporterà anche l’abbandono dei vecchi schemi di remunerazione e valutazione, finora fortemente basati sulla presenza e sulle ore lavorate. Il mancato adeguamento della performance evaluation alla maggiore autonomia ottenuta dai lavoratori limiterebbe molto l’impatto positivo che possono avere accordi di lavoro più flessibili. La paura di dover lavorare più ore per la stessa retribuzione è una delle preoccupazioni principali per il post-Covid-19 che emerge spesso tra gli intervistati (32% in Europa vs 31% in Italia), seconda solo all’aumento della precarietà del lavoro (36% in Europa vs 32% in Italia). Un’ulteriore preoccupazione risulta essere il deterioramento delle relazioni umane tra colleghi con conseguente perdita di fiducia (30% in Europa vs 28% in Italia).

 

Saranno anche richieste nuove competenze: la capacità di adattarsi è una delle prime. Un altro elemento che secondo gli italiani diventerà sempre più rilevante nel new normal sarà la capacità di lavorare in team, seguito dall’abilità di sviluppare un pensiero creativo e fuori dagli schemi del lavoro tradizionale. Infine, con l’aumento della flessibilità e dell’autonomia, è inevitabile che un efficace time management sarà sempre più importante. “In un ambiente di lavoro in rapida evoluzione, la maggior parte dei lavoratori è riuscita ad adattarsi molto bene, nonostante la situazione critica. Le aziende dovrebbero capitalizzare su questo atteggiamento positivo e raddoppiare gli impegni per costruire una forza lavoro più resiliente. Ciò richiede di andare oltre la formazione dei lavoratori unicamente nell’ambito delle competenze tecniche. Bisognerebbe concentrarsi anche sulla creazione di una cultura e di una mentalità organizzativa che possano favorire la capacità di apprendere, applicare e adattare nuove competenze“, conclude Drew Keith.

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