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Forum Sostenibilità: l’energia tra regole e diversificazione

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Nella prima tavola rotonda organizzata da Fortune Italia per il Forum Sostenibilità, dedicata all’energia, hanno parlato 4 grandi player del settore, introdotti dai dati di scenario a cura di Roberto Prioreschi, Managing director Bain & Company Italy. Hanno parlato Salvatore Bernabei, CEO Enel Green Power e Responsabile della Divisione Global Power Generation Enel, Francesco Del Pizzo, Responsabile Strategie di Sviluppo Rete e Dispacciamento Terna, Massimo Mondazzi, Direttore Generale Energy Evolution Eni, e Nicola Monti, Ceo di Edison.

Secondo Prioreschi “il filo conduttore tra i grandi player è la vision di lungo periodo e l’impegno di riduzione delle emissioni. Ma in comune c’è anche attenzione all’innovazione, quindi cavalcare le sfide della tecnologia, che, guardandola in termini retrospettivi, sta avendo una fortissima accelerazione negli ultimi anni, dalle batterie allo sviluppo dell’idrogeno. Sono elementi convergenti, al di là delle singole vision. C’è un sistema industriale che si muove in maniera coerente. L’elemento da sottolineare è che il 2030 sembra molto lontano ma questo settore si muove su settori temporali simili. Il framework regolatorio quindi deve presentare un fattore di accelerazione e di tenuta delle strategie dei singoli operatori”.

Salvatore Bernabei, CEO Enel Green Power e Responsabile della Divisione Global Power Generation Enel, commenta i dati presentati ieri dalla compagnia elettrica, che nei prossimi dieci anni crescerà nella generazione elettrica sostenibile di 10 gw all’anno in tutto il mondo, partendo dai 49 attuali, e chiuderà nel 2027 le centrali a carbone, anticipando i suoi obiettivi di tre anni. Ma “oltre ai modelli di business della generazione elettrica si porterà avanti anche lo sviluppo di tecnologie che non sono state molto comuni negli scorsi anni, come lo storage negli impianti, che hanno il vantaggio di dare flessibilità al sistema. Ad oggi un elemento su cui bisogna agire in Italia è quello dei processi di autorizzazione dei nuovi impianti, dalle rinnovabili al gas alle batterie. Qualsiasi investimento si voglia realizzare passa dai permessi che rappresentano un collo di bottiglia: se volessimo realizzare gli obiettivi del Pniec al 2030, ci vorrebbero vari decenni. È necessario ripensare il sistema per velocizzarlo. A livello Paese sappiamo dove dobbiamo andare, ma dobbiamo calare gli obietti a livello capillare”.

 

Secondo Francesco Del Pizzo, Responsabile Strategie di Sviluppo Rete e Dispacciamento Terna, “nel lockdown abbiamo visto una drammatica riduzione del fabbisogno elettrico, capiterà anche nel 2030: il sistema che un carico residuale in alcune ore negativo, ci sarà più produzione che domanda in alcuni momenti. È una sfida completamente nuova per noi. Dobbiamo lavorare sulla stabilità del sistema. La nostra idea è quella di perseguire la realizzazione degli impianti attraverso un meccanismo di mercato. Nel caso ci fosse un fallimento di mercato metteremmo la nostra capacità finanziaria per giocare un ruolo nella realizzazione degli stessi. Ma prima va creato il percorso per creare percorsi concorrenziali attraverso cui il mercato possa realizzare le proprie potenzialità. Per quanto riguarda le rinnovabili noi siamo degli abilitatori nella realizzazione degli impianti, nel caso in cui serva il nostro intervento di carattere più industriale per favorire gli investimenti noi siamo sempre disponibili a seguire le strategie del paese sulla decarbonizzazione.

 

Per Massimo Mondazzi, Direttore Generale Energy Evolution Eni, serve grande progettualità e grande sforzo tecnologico, “perché è vero che ci sono parecchie soluzioni ma non tutte sono mature e efficaci nell’aggredire il problema. Quindi il pragmatismo di un programma di riduzione delle emissioni deve essere un elemento fondamentale nella produzione di energia e in una società quotata che si è data questo obiettivo, che deve mettere in fila azioni ben ponderate. Obiettivi così sfidanti che possono essere conseguiti solo con un approccio diversificato, perlomeno nel caso di società con portafogli articolati”. Sulla cattura della CO2 per la produzione di elettricità e per l’idrogeno decarbonizzati, “sono soluzioni che sono immediatamente disponibili e immediatamente sostenibili. E noi siamo enabler di soluzioni che possono contribuire, insieme a tutte le altre. Lo stesso discorso può essere fatto sui biocarburanti. Fermo restando che Eni investe sul trasporto sostenibile elettrico e sulla sua rete, il tema è che è un processo ancora in divenire, nel frattempo ci sono altre soluzioni da offrire, tra cui il bio carburante, che al momento è l’unica soluzione attuale per il trasporto aereo, ad esempio”.

 

Per Nicola Monti, Ceo di Edison, il Gas sul trasporto pesante e il brokeraggio marittimo può essere una grande soluzione alla riduzione delle emissioni. Anche il biometano darà un grande contributo. Abbiamo un miliardo di euro di cantieri aperti sulla transizione energetica”. Ma un grande tema, a volte dimenticato, di cui si sta occupando Edison, è l’efficienza energetica, “in cui siamo uno degli operatori leader. E poi c’è il settore della Pa dove si parla di grandi numeri in termini di efficientamento, dall’edilizia pubblica alla mobilità”. Quando si parla di efficienza energetica si pensa ai consumi privati, ma riguarda anche il pubblico, infatti. Cosa si può fare in ospedali e scuole, ad esempio? La Pa “è un capitolo molto interessante sull’efficienza energetica. Il parco immobiliare è responsabile del 40% delle emissioni complessive della Pa. Ma se andiamo nel particolare su scuole e spedali abbiamo 70mila edifici e circa il 60% di questi ha più di 50 anni. Oggi non ci sono fondi per questo. La Pa non ha soldi. I progetti vengono fatti con i bandi Mies, le centrali di acquisto, che non hanno obiettivo di innovazione ma di acquisto al minor costo: non è questo lo strumento giusto. Servono i partenariati e i fondi del Recovery Fund che andranno indirizzati alla Pa. Con i PPP si potranno fare offerte ritagliate sulla Pa e la Pa potrà acquisire i progetti dei privati facendo la gara, ma sulle specifiche tecniche di un processo innovativo. Le aziende sono in grado di farlo. I fondi servono da acceleratore, non servono a pioggia sui privati, perché sanno già investire. Il tema è abilitarli, gli investimenti”.

 

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