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Sulla sanità integrativa i metalmeccanici ‘faranno da soli’

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I lavoratori metalmeccanici puntano a gestire in proprio la sanità integrativa. Metasalute tra due anni punta a erogare le prestazioni in via diretta, senza più l’intermediazione di Rbm Intesa Sanpaolo. “Tre anni fa è stata una scelta obbligata – commenta Simone Bettini, presidente di Metasalute, il fondo sanitario di categoria – per far fronte ai volumi che ci siamo trovati a gestire. L’efficienza di una compagnia specializzata ci rassicurava. E scegliemmo Rbm. Oggi ancora di più, da quando Rbm, un anno fa, è entrata nell’orbita del Gruppo Intesa Sanpaolo. E siamo soddisfatti della scelta che abbiamo fatto allora. Però oggi ci sentiamo pronti a una sfida nuova: l’erogazione diretta delle prestazioni”.

 

 

“Ci diamo due anni di tempo”, dice Bettini. “Infatti abbiamo rinnovato il contratto con Rbm per altri 24 mesi, al termine dei quali contiamo di essere pronti a erogare direttamente le prestazioni. Una grande sfida, che oggi ci sentiamo di affrontare, nell’obiettivo di essere sempre più ritagliati sulla misura delle esigenze dei nostri iscritti”.

 

 

Metasalute è il più grande Fondo sanitario integrativo che opera in Italia, almeno per il numero dei propri iscritti, che in questo caso sono metalmeccanici. È il Fondo nazionale di categoria che fornisce assistenza sanitaria integrativa ai lavoratori dell’industria metalmeccanica e dell’installazione di impianti e ai lavoratori del comparto orafo e argentiero: circa 1,2 milioni di lavoratori (in rappresentanza di oltre 38 mila aziende), che sommati ai 600mila familiari inclusi gratuitamente nella copertura del dipendente e circa 17.000 familiari fiscalmente non a carico, con inclusione a pagamento, porta il totale degli aderenti oltre 1,8 milioni di individui.

 

 

“Il nostro primo obiettivo è quello di elevare la qualità di vita dei nostri iscritti, offrendo un servizio sempre più personalizzato, integrando e non sostituendo le garanzie offerte dal Sistema sanitario nazionale (Ssn)”, spiega Bettini, presidente da quasi due anni del Fondo dei metalmeccanici.

 

 

Nel corso del 2019 Metasalute ha erogato circa 2,3 milioni di prestazioni sanitarie a fronte di un totale pagato di oltre 167 milioni di euro. In particolare, da una ripartizione dei dati per tipologia di assicurati, nel 2019 sono state erogate oltre 1,5 milioni di prestazioni sanitarie per i lavoratori dipendenti e circa 775 mila per i familiari. Al call center del Fondo arrivano 40mila telefonate al giorno.

 

 

Le aziende aderenti hanno facoltà di scegliere, oltre a quanto previsto dal contratto nazionale di lavoro che prevede – in attesa delle modifiche della vertenza di rinnovo in corso – un premio annuo per lavoratore di 156 euro (Piano Base) anche la possibilità di 6 piani sanitari aggiuntivi (in totale i Piani Sanitari del Fondo sono 7) fino al raggiungimento di un premio annuo (massimo) di 804 euro a lavoratore.

 

Le prestazioni sanitarie sono sempre di più in cima alle “preferenze dei lavoratori” quando si parla di welfare e di welfare integrativo. La tendenza era in atto già prima della crisi Covid-19. Ma certamente durante la pandemia la sensibilità si è acuita.

 

 

L’esperienza del Fondo è una risposta a chi ancora guarda con sospetto al mix pubblico-privato nel mondo della salute. “Metasalute è uno strumento contrattuale e vede le parti sociali unite per perseguire l’obiettivo della miglior garanzia dei lavoratori. Pubblico e privato vanno bene insieme perché non c’è nessun obiettivo di sostituzione al Ssn. E soprattutto perché assicuriamo la piena trasparenza dei bilanci del Fondo. Siamo al 95-97% di utilizzo delle quote incassate. Le erogazioni coprono quasi integralmente le risorse disponibili. Il nostro non è certo il caso di qualche fondo sanitario che finisce per essere un contenitore di liquidità. Ci sono situazioni in cui l’erogato vale sì e no il 30-40% degli incassi”.

 

 

Anche per questo diseguale comportamento dei Fondi – ad oggi non sottoposti ad alcuna vigilanza, ma semplicemente obbligati alla registrazione nell’anagrafe tenuta presso il Ministero della Salute – c’è chi richiede una forma di vigilanza simile a quella che da oltre 25 anni si è data il sistema dei Fondi pensione. “L’idea di una vigilanza sui Fondi sanitari a me non fa paura – risponde il presidente del Fondo dei metalmeccanici – noi siamo trasparenti e in regola con l’utilizzo pressoché totale delle risorse messe a disposizione. Mi dispiacerebbe che il controllo e la vigilanza incidesse solo per la parte burocratica, o solo per assicurare qualche posto nei cda dei Fondi. Non siamo e non vogliamo essere un seggiolificio. Ci diano delle regole, ci controllino, ma senza la tentazione di dover piazzare dei burocrati dalla politica. Non vorremmo veder rallentato il nostro lavoro, che ha bisogno di velocità e di concretezza nelle risposte da fornire alle esigenze dei nostri iscritti”.

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