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Governo, i paletti di Mattarella

Sono ore di adescamenti e promesse, di veti sbandierati e strategie coperte. La vigilia delle consultazioni che contano per indirizzare la crisi di governo, quelle in cui sfileranno tutte le forze politiche di fronte al Capo dello Stato Sergio Mattarella, sono scandite dalle dichiarazioni pubbliche e, soprattutto, dalle trattative riservate. Zingaretti che giura fedeltà a Conte, Renzi che grida allo scandalo per la gestione del Parlamento, Di Maio che accusa Italia Viva di volerlo mettere contro Conte.

 

Le parole dei leader si intrecciano con le discussioni interne a tutte le componenti politiche. Della maggioranza e anche dell’opposizione, con Forza Italia che si misura con la tentazioni di alcuni di fare un passo ‘personale’ verso il Conte ter, e l’ipotesi di un governo di unità nazionale, senza Conte, che diventa una carta spendibile perfino da Matteo Salvini. La distanza che c’è tra quello che si dice e quello che si pensa è ampia almeno come quella che c’è tra quello che si pensa e quello che si farà.

 

Arbitro, Costituzione alla mano, sarà il Capo dello Stato. Sergio Mattarella ascolterà tutti, pretenderà chiarezza e trasparenza, e tirerà le somme di una situazione complessa, che rischia con il passare dei giorni di far pagare sempre più caro il prezzo dell’incertezza e dell’instabilità. Il Presidente della Repubblica difficilmemte potrà concedere spazio a tentativi estemporanei. L’incarico di formare il nuovo governo sarà concesso solo di fronte a un percorso chiaro, con un approdo e con tempi certi.

 

La priorità, a questo punto, è trovare una maggioranza che sia sufficientemente ampia e coesa da esprimere un governo che sia in grado di governare. Una priorità che è molto più semplice da enunciare in teoria piuttosto che tradurre in pratica.

 

Si può pensare, al termine del primo giro di consultazioni, a un pre incarico a Conte, per tentare di concretizzare l’ipotesi del Conte ter se la somma, non solo numerica, delle indicazioni raccolte sarà sufficiente a renderlo un tentativo plausibile. In caso di fallimento, si lavorerebbe invece per una maggioranza più larga e con un premier diverso. Lo scenario potrebbe cambiare se, invece, già gli incontri di domani e dopodomani al Quirinale dovessero profilare una minore compattezza intorno al nome di Conte di quanto sia possibile prevedere allo stato attuale.

 

A prescindere dal percorso che sceglierà il Capo dello Stato per tentare di uscire dall’impasse, resta una necessità imprescindibile: ridare al Paese un governo nel pieno delle sue funzioni e con un orizzonte che non sia la sopravvivenza ‘alla giornata’ imposta da una maggioranza risicata e litigiosa.

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