Cerca
Close this search box.

Governo, Draghi solo a una condizione

Il nome di Mario Draghi ricorre, da sempre. Invocato da tanti e per tante ragioni diverse. Alcuni lo fanno per convinzione, per le indiscutibili competenze che garantisce, altri in maniera strumentale, perché proprio il ‘peso’ del suo profilo può essere utilizzato per sostenere, o rendere poco praticabile, l’opzione istituzionale. In queste ore, con la crisi di governo che si è arrotolata fra veti incrociati e trattative sotto banco, l’opzione Draghi entra in quasi tutti i ragionamenti, a margine delle consultazioni ufficiali e nei retroscena.

 

L’ipotesi di un governo istituzionale rientra nelle soluzioni possibili, per una crisi di governo che stenta a trovare una soluzione politica. Ma l’ipotesi Draghi non è uguale alle altre. Quello dell’ex presidente della Bce non è un profilo che può essere accostato a una ‘semplice’ soluzione tecnica. Se ci sono delle possibilità reali di un coinvolgimento di Draghi, sono legate a un contesto che non c’è. O, almeno, non ancora.

 

C’è un aspetto che evidenzia chi conosce bene Draghi: non è Mario Monti e, soprattutto, ha l’esperienza di Monti come monito. L’ex presidente della Bce non ha un’ambizione politica personale da assecondare. Anzi, ha più volte escluso esplicitamente di essere interessato alla politica, intesa come ricerca di consenso.

 

L’uomo che ha guidato la Bce, negli anni più difficili di una crisi che avrebbe potuto spazzare via l’Euro e l’Europa, ha sempre interpretato il suo ruolo istituzionale nello stesso modo. Ha preso decisioni dirompenti, ha creduto nelle scelte fatte difendendole da qualsiasi assalto. A partire da quelli della potente e aggressiva Bundesbank. Quando è servito, lo ha fatto portando dalla sua parte la maggioranza del Consiglio direttivo. Per poi mettere la faccia e la sua personalità ingombrante a schermare le conseguenze, anche sul piano mediatico e su quello politico, delle misure adottate. Draghi non ha timore di confrontarsi con la politica.

 

Draghi però non è e non vuole essere un politico. Ma è il tecnico, indiscutibilmente il miglior tecnico, che potrebbe guidare una politica indebolita e non più autosufficiente a una sola condizione: avere carta bianca rispetto alle priorità, all’indirizzo e all’efficacia dell’azione di governo. Dato che in una Repubblica parlamentare servono, per governare, i voti del Parlamento e, quindi, il supporto di una maggioranza stabile, l’ipotesi Draghi, per la Presidenza del Consiglio o anche per la guida del ministero dell’Economia, può avere un senso solo immaginando la costruzione di un fronte largo, e senza forze antieuropee o sovraniste. Un fronte che sia esplicitamente disponibile a concedere un mandato pieno, almeno sul piano della politica economica e della gigantesca operazione legata al Next Generation Eu, viste le condizioni eccezionali legate all’emergenza totale che stiamo attraversando.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.