Cerca
Close this search box.

Anche Rousseau dice sì al governo Draghi

Anche Rousseau dice sì a Draghi. La piattaforma digitale del Movimento Cinquestelle ha raccolto le indicazioni arrivate dal fondatore Beppe Grillo, nonostante il pessimo tweet dell’attesa, e dalla maggior parte dei leader pentastellati. Il 59,3% dei votanti ha detto sì. Ora può nascere il governo, con una maggioranza larghissima. Solo Fdi è rimasto coerente con la linea tenuta dalla leader Giorgia Meloni, ferma sul no all’ex presidente della Bce.

Restano i numeri della democrazia diretta a far riflettere. Sono stati 74.537 votanti grillini che hanno votato sul nuovo esecutivo, il 59,3% si espresso favorevolmente, pari a 44.177 voti, i no sono stati 30.360 (pari al 40,7%). A prendere una decisione importante per l’esito di una delle più complicate crisi politiche che si siano mai attraversate si sono espressi gli spettatori di uno stadio di calcio, con due curve e una tribuna a favore e l’altra tribuna contraria. I numeri rappresentano bene il valore, decisamente relativo, della consultazione. Nonostante la comprensibile soddisfazione di Luigi Di Maio, “il MoVimento 5 Stelle sceglie la strada del coraggio e della partecipazione, ma soprattutto sceglie la via europea, sceglie un insieme di valori e diritti di cui tutti noi beneficiamo ogni giorno e dietro ai quali, purtroppo non di rado, si nascondono egoismi e personalismi”. E nonostante le parole di Davide Casaleggio, “anche questa volta siamo riusciti a fare sintesi della volontà del M5s con la piattaforma Rousseau, a fare esprimere migliaia di persone sulla volontà di far partire questo governo. È qualcosa che succede solo con il M5s in Italia”.

Le polemiche che hanno accompagnato la consultazione descrivono il resto. Il rinvio, la formulazione del quesito, e il tentativo dello stesso Casaleggio di confondere le acque con la prospettiva di una seconda consultazione, che in caso di ‘no’ avrebbe potuto lasciare aperta la strada per l’astensione, bastano a fotografare la confusa gestione di uno strumento, la piattaforma Rousseau, che ormai non è altro che un feticcio identitario.

Il problema che travalica il recinto e i tormenti del Movimento è che, seppure manipolabile o almeno influenzabile, il puntuale ricorso alla democrazia diretta continua a determinare i passaggi più delicati della politica italiana.

Ora, sgombrato il campo dal rischio di un passo falso telematico, Mario Draghi può andare avanti avendo la consapevolezza, sul piano numerico e sul piano politico, della maggioranza che potrà accordargli la fiducia. Dalla sintesi che farà, rispetto agli elementi acquisiti durante le consultazioni e all’architettura tecnico/politica che sceglierà per la sua squadra, nascerà una proposta chiara. Nella speranza che le scaramucce tattiche siano finite qui e che la politica possa tornare al suo ruolo: tentare di affrontare e risolvere i problemi.

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.