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Welfare, manca la questione demografica

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Il welfare del futuro ha bisogno di visione e non solo di sussidi. Secondo Elsa Fornero, “un’architettura pubblica per combattere i rischi che il mercato non copre è produzione non meno rilevante per il benessere comune”. La versione completa di questo articolo, a firma di Marco Barbieri, è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2021.

 

 

QUANDO SI PARLA DI RISCHI SOCIALI si deve parlare di welfare. E i rischi sociali – legati alla salute, al lavoro, alla protezione dei più fragili – sono tra i più diretti e drammatici determinati dall’emergenza Covid-19. Già nel 2006 il Global risks report del World economic forum (Wef) metteva in guardia il mondo sui pericoli legati all’insorgere di pandemie. Lo rammenta l’ultimo report diffuso dal Wef, alla vigilia dell’annuale summit (digitale) di Davos. “Sappiamo quanto sia difficile per i governi, le aziende e gli altri stakeholder affrontare questo tipo di rischi a lungo termine, ma la lezione che tutti abbiamo tratto da questa esperienza ci fa capire che ignorarli non li rende meno probabili. Nel momento in cui i governi, le aziende e le società iniziano a uscire dalla crisi causata dalla pandemia, devono plasmare con urgenza nuovi sistemi economici e sociali in grado di migliorare la nostra resilienza collettiva e la capacità di rispondere alle crisi, riducendo al contempo le disuguaglianze, migliorando la salute e proteggendo il pianeta” ha commentato Saadia Zahidi, direttore generale del Wef.

 

 

Un motivo in più – se ce ne fosse stato bisogno – per guardare nelle pieghe delle 172 pagine dell’ultima bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) compilato dal governo italiano, per trovare traccia delle riforme strutturali che devono accompagnare – oltre ai progetti specifici di interventi – la trasformazione epocale in atto. Elsa Fornero è stata esplicita, compulsando il Pnrr con lo sguardo rivolto all’obiettivo di una rinnovata protezione sociale: “Manca il disegno del nuovo welfare per i prossimi decenni. E a poco servirebbe dire che il welfare redistribuisce e non produce ricchezza. Un’architettura pubblica per combattere i rischi che il mercato non copre è produzione non meno rilevante per il benessere comune, al pari di quella dei singoli comparti merceologici”. Se resilienza (il vocabolo di imprevedibile successo mediato dalla tecnica dei materiali e dalla psicologia) vuol dire resistere alle avversità, trasformandole in opportunità, quale ambito più specifico del welfare dovrebbe considerare?

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di febbraio 2021. Ci si può abbonare al magazine mensile di Fortune Italia a questo link: potrete scegliere tra la versione cartacea, quella digitale oppure entrambe. Qui invece si possono acquistare i singoli numeri della rivista in versione digitale.

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