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La volata delle auto elettriche, invasione nel 2030

enel x batterie ev

Pochi anni e le auto elettriche saranno la consuetudine. Una vera e propria invasione. In realtà meno di dieci anni, secondo le previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) che – nel rapporto ‘Global electric vehicle outlook 2021’ – mette in evidenza la ‘volata’ che avranno le vendite di veicoli elettrici nel prossimo decennio: tenendo in considerazione le tendenze del mercato e le attuali politiche mondiali, nel 2030 infatti ci potrebbero essere 145 milioni di mezzi elettrici in circolazione; ma con uno “sforzo ulteriore, e un’accelerazione da parte dei governi per raggiungere gli obiettivi internazionali su clima e energia” (ovvero il target della neutralità climatica al 2050), la stima arriva a 230 milioni tra auto, furgoni, autocarri pesanti e autobus.

In Europa la questione è calda, anzi si potrebbe dire che brucia. A cominciare dalla conta di quante colonnine per la ricarica sono state inserite nei Recovery plan dei diversi Paesi, per finire a chi tra Stellantis e Volkswagen percorrerà più rapidamente la strada dell’elettrico al 100%. Intanto però alcune grandi aziende (27 per ora) chiedono di fermare le auto a diesel, benzina e anche quelle ibride entro il 2035; e lasciare in vendita per quella data, e quindi in circolazione, soltanto quelle elettriche. Un appello – rivolto alla commissione Ue, al Parlamento Europeo, e ai governi dei Paesi membri – che sa tanto di ‘svolta ecologica’, e che ha tra i suoi firmatari dei veri e propri Big come Ikea, Uber, Coca Cola, Sky, Enel, Volvo, Novamont. La proposta nasce su iniziativa di Transport & environment, e a sottoscriverla oltre alle aziende ci sono anche sei associazioni di automotive, energia, sanità, finanza; chiede in sostanza di vietare la vendita di auto a combustione interna, di fornire ai costruttori l’obiettivo di ‘zero grammi per chilometro di CO2’ (in questo si cancellerebbero anche i mezzi ibridi), e di inaugurare così “una nuova era di mobilità a zero emissioni”.

E, di fronte a questo fermento, di certo il mercato non si fa attendere, tanto che sta già pensando in grande: nel 2020 sono state 3 milioni le nuove immatricolazioni ‘elettriche’ – spiega il rapporto dell’Aie – con un balzo di oltre il 40% rispetto alle vendite del 2019; le vetture elettriche hanno così raggiunto e sfondato la barriera delle 10 milioni nel mondo. Per capire quanto straripante potrà essere questo pezzo di mercato, basta guardare a cosa è successo al titolo alla Tesla, figlia del visionario imprenditore statunitense Elon Musk: la regina delle auto elettriche – anche se deve vedersela con l’aumento della concorrenza e alcuni dubbi avanzati sulla sua sicurezza – mette in conto per i primi tre mesi dell’anno un fatturato che cresce del 74%, a 10,39 miliardi di dollari; con un utile da record a 438 milioni di dollari.

Chi crede nell’appello per lo stop alle auto che non siano elettriche al 2035 ricorda che “mezzi privati e veicoli commerciali leggeri sono responsabili non solo del 15% di tutte le emissioni di CO2 in Europa” ma anche della “maggiore fonte di emissioni tossiche di ossido di azoto” per il 26%, e che “provocano malattie croniche e la morte prematura di 54mila europei ogni anno”, senza contare la spesa di 200 miliardi all’anno per le importazioni di petrolio. E’ per questo che il divieto “alla vendita degli altri tipi di auto” rappresenterebbe “un chiaro segnale” per le case automobilistiche, i fornitori di infrastrutture di ricarica, il settore energetico e le istituzioni finanziarie. Qualcosa che verrebbe registrato come ‘quello-che-c’è-da-fare’ in vista degli “investimenti necessari alla transizione ecologica”.

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