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Fedez e il ddl Zan, vince la comunicazione

Il tema è ancora politico. Perché resistono logiche di un’altra epoca, anche se si mostrano sempre più goffe. I fatti sono abbastanza lineari. Fedez, un artista che è soprattutto un influencer, usa la platea del Concertone del Primo Maggio per far passare il suo messaggio sul ddl Zan: le posizioni omofobe di diversi esponenti della Lega sono inaccettabili. I vertici Rai tentano una censura preventiva che diventa un gigantesco spot a favore del ddl Zan, contro la censura e anche contro una gestione lottizzata della Rai.

Mentre Fedez scrive un manuale di comunicazione contemporanea, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione: un palco, la registrazione di una telefonata surreale (quella con i vertici Rai), le parole, le immagini, l’enorme amplificazione dei social network.

In un pomeriggio si confrontano, insieme alle posizioni sui contenuti che riguardano il ddl Zan, un passato che arranca, un presente riempito dallo strapotere mediatico di influencer come Fedez, e un futuro che si spera possa essere migliore soprattutto sul fronte dei diritti di tutti. A partire da quelli che l’approvazione del ddl Zan può contribuire a costruire.

Fedez non è il primo e non sarà l’ultimo rappresentante del mondo dello spettacolo che si fa portavoce di battaglie di opinione. Come altri influencer capaci di parlare il linguaggio della comunicazione reale, quella che arriva a milioni di persone, soprattutto giovani, Fedez ha anche un evidente potere di persuasione. Un potere che non può essere invocato come unico canale possibile per difendere i diritti e per convincere l’opinione pubblica. E che andrebbe anche bilanciato da una comunicazione efficace degli altri attori pubblici, a partire da quelli che fanno politica. Pensare di limitare l’espressione su un palco per ottenere qualcosa di diverso da un’onda di ritorno molto più efficace dello stesso messaggio che si voleva in qualche modo contestare vuol dire non avere cognizione della realtà.

Comunque la si pensi su Fedez e anche sul ddl Zan, schierare una censura fuori dal tempo è anche un clamoroso errore di comunicazione.

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