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Infrastrutture, la cultura della sicurezza di Ansfisa

Davanti ha un lavoro immane e senza precedenti, e non lo nasconde. Ma alla sua prima uscita pubblica da quando a novembre è diventata operativa, Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria e delle infrastrutture stradali e autostradali, lascia ben sperare: chiara la direzione di marcia, fissati gli obiettivi, competenza e voglia di fare accompagnate da una parola d’ordine, “Lavoriamo per una nuova cultura della sicurezza”, basata sulla prevenzione e sul risk management.

Immane e senza precedenti la sfida perché mentre per la sicurezza ferroviaria l’Italia non ha nulla da invidiare agli altri Paesi europei, anzi si colloca nella fascia più virtuosa grazie all’opera svolta a partire dal 2008 dall’Ansf, l’Agenzia per la sicurezza ferroviaria che ha fatto da apripista, per strade e autostrade – come si è tragicamente constatato con il crollo del Ponte Morandi a Genova – se non siamo all’anno zero poco ci manca. In particolare, per quel 96% di patrimonio infrastrutturale in carico agli Enti locali, a Comuni, Province e Regioni.

A conferma di quanto la sicurezza sia in cima alla lista delle priorità del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili è stato lo stesso ministro Enrico Giovannini ad introdurre la presentazione della prima Relazione annuale di Ansfisa. “Non basta investire di più, come faremo, nella costruzione di nuove infrastrutture – ha esordito – dobbiamo garantire che siano sicure. L’Italia ha compiuto passi avanti importanti nella sicurezza intesa come risk management, con un monitoraggio continuo. L’innovazione tecnologica e digitale dei materiali può consentire un salto di qualità nella gestione delle reti ma serve una nuova cultura di cui l’Ansfisa si farà garante, attraverso la costruzione di un modello uniforme per la gestione, la manutenzione e la messa in sicurezza della totalità delle nostre infrastrutture. Molte delle quali sono state costruite nel dopoguerra e stanno arrivando al fine vita”. Il ministro ha ricordato anche le iniziative già prese, come l’obbligo di predisporre il fascicolo di manutenzione per ogni galleria.

I numeri confermano la vastità dei compiti di Ansfisa, al momento pesantemente sottodimensionata: rispetto alla pianta organica di 569 unità ne conta 164. L’Agenzia si articola in due direzioni generali e vigila su circa 840.000 km di strade, di cui 8.006 km di autostrade e 27.259 km di strade statali (Anas) con 2.179 gallerie, 21.072 ponti e viadotti, 6.320 cavalcavia. A cui si aggiungono 17.530 km di ferrovie nazionali e regionali con 5.443 passaggi a livello, 18.847 ponti, viadotti e gallerie, 3.236 stazioni, 30.818 scambi o intersezioni, 1.130 km di ferrovie isolate con 944 passaggi a livello, 1529 ponti, viadotti e gallerie, 288 stazioni e 225 km di impianti di metropolitano e trasporto rapido di massa, di cui 131,6 km in galleria, in 7 città con 14 linee e 272 fermate. Mentre sono più di 8.000 i soggetti, tra gestori delle infrastrutture, imprese esercenti il servizio e centri di formazione, con i quali deve interfacciarsi.

“Il nostro impegno – ha spiegato il direttore, Fabio Croccolo – si traduce in un crescente coinvolgimento dei gestori delle infrastrutture e delle aziende di trasporto che con Sistemi di gestione della sicurezza certificati dovranno programmare la manutenzione e il controllo dei rischi nella loro area di competenza. Ansfisa promuoverà una sicurezza proattiva e costante su questi processi”. Si passa, quindi, dal controllo del prodotto alla verifica del processo con la responsabilizzazione dei gestori, mentre l’Agenzia effettuerà controlli a campione.

Strade e autostrade: rete locale senza dati. Da una prima ricognizione condotta dalla Direzione generale per la sicurezza delle infrastrutture stradali è emerso che sui circa 800mila chilometri di strade, l’86% del totale, che fanno capo agli Enti locali i dati a disposizione sono ridotti, limitati e lacunosi. La stratificazione normativa, i frequenti passaggi di gestione e la vetustà delle opere rendono molto difficile avere dati certi su perimetro, caratteristiche anche qualitative e gestione della sicurezza della rete. Il passo successivo dovrebbe essere la costituzione di un moderno sistema di supervisione e monitoraggio con la definizione delle linee guida.

Ferrovie, troppi incidenti per comportamenti errati dei cittadini. Nel 2020 sulla rete ferroviaria nazionale si sono registrati 86 incidenti, in crescita rispetto al 2019, ma inferiori alla media degli ultimi cinque anni e tra i livelli più bassi in Europa. Morti e feriti gravi sono 70, di cui 64 sulla rete Rfi (Fsi) e 6 sulle ferrovie regionali interconnesse. Il 65% degli incidenti è ancora dovuto a comportamenti errati di utenti e cittadini che si traducono in investimenti sui binari o presso i passaggi a livello: 56 gli eventi, 58 le vittime, di cui 37 morti (su 43) e 21 feriti gravi (su 27). “Occorre lavorare sull’educazione e sul rispetto delle regole – avverte Ansfisa – attraverso campagne di sensibilizzazione su cui investiremo anche in futuro”.

Il 28% degli incidenti è riconducibile alla ferrovia stessa, tra cui si segnala l’aumento di errori umani in manovra: a fronte di 1.131 nuove licenze di conduzione rilasciate l’Agenzia ne ha sospese 230 ad altrettanti macchinisti. Ansfisa chiede agli operatori ferroviari di adottare il “volontary report” per le segnalazioni interne, e auspica un intervento normativo che introduca anche in Italia la definizione del rischio accettabile secondo il modello ALARP (As Low As Reasonably Practicable), per favorire un modello organizzativo in cui l’informazione sull’inconveniente non venga criminalizzata, ma diventi un dato prezioso da cui partire per rendere la prevenzione più efficace. Come già accade nel trasporto aereo.

 

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