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EY, digitale ed energia decisivi per un’Italia più competitiva e sostenibile

transizione digitale

La transizione digitale e quella energetica sono due sfide interconnesse che devono procedere di pari passo per consentire all’Italia di tornare a correre. Non a caso, insieme, costituiscono l’asse portante del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): la rete infrastrutturale dovrà essere un abilitatore e la leva per potenziare i benefici derivanti dalla rivoluzione industriale e sociale necessaria a portare l’Italia nel futuro dell’economia. Il 26 maggio il tema è stato al centro dell’evento EY Summit Infrastrutture 2021, intitolato ‘Transizione digitale ed energetica’, nel corso del quale sono stati presentati i risultati di uno studio condotto da Ey e Swg con il coinvolgimento di oltre 400 manager e dirigenti pubblici italiani chiamati a esprimersi proprio sui due temi al centro del Recovery Plan messo a punto dal governo Draghi, la digitalizzazione e della sostenibilità.

I due pilastri per trasformare il Paese

“La transizione digitale e quella energetica sono due pilastri per la trasformazione del nostro Paese – ha detto aprendo l’evento Massimo Antonelli, Regional managing partner dell’area mediterranea e Ceo per l’Italia di EY – Lo si evince dal Pnrr, in cui come sappiamo le due aree insieme assorbono il 67% del piano, e lo confermano anche i risultati della nostra recente indagine EY-Swg che indica due priorità: il passaggio completo alle energie rinnovabili per le infrastrutture delle utilities (secondo il 54% dei manager) e il potenziamento delle infrastrutture di connettività (40%). Quello che ancora poco viene riconosciuto, invece, è quanto le due transizioni siano interdipendenti tra loro. Questo concetto è essenziale come lo è la necessità di fare delle riforme coraggiose che permettano ad amministrazione, imprese e parti sociali di collaborare nel migliore dei modi per costruire tutti insieme un futuro più sostenibile per le nuove generazioni, facendo fronte in modo responsabile agli impatti sociali che le trasformazioni origineranno”.

Senza digitale non c’è transizione energetica

Dallo studio Ey-Swg emerge la consapevolezza, da parte dei manager e dirigenti pubblici interpellati, che rafforzare le tecnologie digitali è imprescindibile per lo sviluppo di tutte le priorità individuate nel Pnrr e per contribuire positivamente anche alla sostenibilità del Paese. Secondo il 95% dei partecipanti al sondaggio, il rafforzamento delle tecnologie digitali darà e un contributo positivo ai processi di sostenibilità. In particolare, i manager sono coscienti del fatto che la sinergia tra transizione energetica e digitale potrà fare la differenza in termini di risparmio di energia e minor spreco delle risorse ambientali.

Secondo lo studio, l’Italia registra già un buon livello di sviluppo nella transizione energetica grazie alla proattività di alcuni grandi attori del settore e al supporto di una legislazione incentivante, oltre che di una risposta positiva dell’intera filiera, utenza inclusa. Infatti, sul tema delle infrastrutture per le utilities, tra le priorità degli intervistati c’è la transizione completa alle energie rinnovabili (54%), seguita dall’ottimizzazione dell’utilizzo delle infrastrutture fisiche (37%), vale a dire fibra, energia elettrica sugli stessi tralicci, unione di gas e idrogeno nella stessa pipeline, e dalla costruzione di termovalorizzatori per la produzione di energia dai rifiuti (ancora 37%). Infine, un 32% pone l’accento sulla necessità di rendere più efficiente la rete idrica.

L’energia del futuro, spiega lo studio, sarà decarbonizzata, decentralizzata e digitale. La catena del valore dell’energia, quindi, muterà e impatterà su produzione, consumi e infrastrutture coinvolte, e sarà necessario avere le competenze utili a valorizzare le tecnologie digitali richieste.

Courtesy Ey

Infrastrutture digitali: oltre il 5G

Tra la fine del 2020 e i primi mesi del 2021, rileva l’analisi EY-Swg, c’è stata una crescita sostenuta di offerte commerciali 5G in tutto il mondo. In Italia la copertura della popolazione con almeno tre operatori ha raggiunto il 20%, raddoppiando in un anno, mentre uno degli operatori ha già raggiunto il 91% della copertura attraverso l’attivazione dell’infrastruttura 5G ready, che raggiungerà il 99% della popolazione entro il 2025.

Nel leggere questi dati, avvertono tuttavia gli autori dello studio, “bisogna tener conto che non si può più parlare solo di una singola tecnologia ma che le infrastrutture digitali includono anche il cloud computing, le reti IoT e la sensoristica, settori che hanno bisogno ancora di svilupparsi” e che “queste percentuali vanno analizzate anche alla luce del gap infrastrutturale di alcuni territori, oltre che con la capacità di utilizzo da parte delle aziende stesse e della pubblica amministrazione, settori che dimostrano per contro una certa arretratezza”.

Il 75% delle aziende a livello mondiale non ha infatti piena consapevolezza delle potenzialità del 5G e di come utilizzarlo. È quindi imprescindibile un’azione di sensibilizzazione e di accompagnamento alla trasformazione, l’accelerazione deve avvenire sulla base delle attese dei clienti, ma anche e soprattutto delle necessità delle aziende, spiega lo studio EY-Swg. Guardando invece all’Italia, soltanto il 31% delle microimprese afferma di voler utilizzare una connessione 5G al posto di internet fisso, mentre il 46% delle pmi sostiene che se ne servirà per migliorare i processi aziendali.

5g
Courtesy Ey

La transizione passa per il 5G

È ormai sempre più evidente, affermano gli autori dell’analisi, che le reti 5G si pongono come abilitatori di servizi innovativi per il consumatore ma soprattutto per le grandi imprese, per l’industria 4.0, per i servizi IoT di Smart grid, per i servizi Smart city, e non solo.

I benefici di queste reti sono riconosciuti da una fetta importante dei cittadini del nostro Paese, come ci mostra la nuova analisi di EY “Decoding the digital home”, che ha intervistato oltre 3.000 famiglie italiane. Per il 42% le reti di nuova generazione garantiranno una connettività più affidabile e costante in casa e in mobilità, e il 24% è convinto che presto utilizzerà la rete 5G come connessione internet principale per il nucleo familiare. In particolare, tra i fattori che spingono gli italiani a optare per una connessione di banda larga mobile ci sono: un canone mensile inferiore rispetto a quello su rete fissa (46%), un segnale più affidabile (40%) ed una velocità di navigazione migliore (39%).

Tuttavia, il 25% degli italiani dichiara di non essere consapevole delle caratteristiche e dei vantaggi della tecnologia mobile 5G. Infatti, nonostante le rassicurazioni da parte di provider e governo relativamente alla sicurezza della rete 5G, il 31% delle famiglie italiane non sono tranquille nell’utilizzare i servizi 5G. Nonostante questo, il 5% ha già sottoscritto un piano mobile 5G e il 30% delle famiglie è interessato a un upgrade.

Il Pnrr e l’infrastrutturazione digitale del Paese

Anche a livello regionale la copertura in Italia risulta poco uniforme, forse a causa del sistema produttivo italiano localizzato in determinati territori, spiegano EY e Swg. Tra le regioni maggiormente coperte, in pole position troviamo Valle d’Aosta, Basilicata e Molise (98% copertura), seguite da Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Calabria, (97%).

Bene anche Trentino-Alto Adige, Umbria e Campania (96% copertura), Emilia-Romagna e Liguria (95%), Sicilia (93%), Piemonte (92%). Si scende sotto l’80% con Toscana e Lazio (copertura 88%), Lombardia (87%), Sardegna (84%) e Puglia, in ultima posizione (76%).

Secondo gli autori dello studio è fondamentale supportare i territori che trainano le filiere produttive e che si trovano in una condizione di gap infrastrutturale, anche grazie alla dote di 6,7 mld di euro previsti nel Pnrr per l’infrastrutturazione digitale del Paese.

Il capitale umano e capillarità del servizio al centro dell’Italia digitale

La digitalizzazione dell’Italia, prosegue l’analisi, dovrà tenere in considerazione tre elementi: sviluppo delle reti, copertura del territorio e dei settori abilitanti, competenze digitali del capitale umano coinvolto nel processo.

Il cambiamento, già in atto, impatta infatti su più soggetti (Pubblica amministrazione, aziende, pmi, lavoratori, utenti ecc.) che dovranno essere coinvolti attraverso percorsi di aggiornamento e formazione. Il processo di transizione digitale prevede una vera e propria revisione dei modelli, dei processi e degli spazi di lavoro in un’ottica di efficientamento che riconfigura le tradizionali catene del valore e le modalità operative.

Così, per il 46% degli italiani occorre dare la precedenza all’alfabetizzazione generale dell’utenza. La transizione digitale potrà manifestare i suoi effetti solo se verranno sviluppate le competenze digitali degli utenti, ma ancora di più di chi avrà la responsabilità di implementare l’innovazione digitale all’interno delle aziende e delle amministrazioni pubbliche.

Il 40% degli intervistati sottolinea anche la necessità di potenziare le infrastrutture di connettività. Gli investimenti in infrastrutture digitali dovranno pertanto riuscire a saldare il divario di sviluppo tra le diverse aree del Paese. Per questo il 54% degli intervistati afferma che occorre privilegiare nell’allocazione delle risorse le aree che più soffrono la carenza infrastrutturale, colmando in questo modo il gap preesistente. Il 34% guarda, infine, alla localizzazione dei distretti industriali e delle attività produttive come criterio principale per destinare i fondi.

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