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Trump fuori dalla comunicazione web

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La sua voce, i suoi proclami sul web sono spariti. Donald Trump è praticamente un estraneo nell’universo digitale. Dalla presenza ossessiva sui social network fino al silenzio. Una retromarcia senza freni, in pochi mesi, dalla certificazione della sconfitta elettorale alle elezioni presidenziali dello scorso novembre, Trump non riesce minimamente a incidere in Rete, nonostante i vari tentativi dell’ex presidente americano di continuare a urlare le sue verità attraverso siti o blog.

ADDIO A THE DESK OF DONALD J. TRUMP

Da qualche giorno è finito nell’album dei ricordi il sito personale che Trump aveva lanciato a maggio, The Desk of Donald J. Trump, una piattaforma comunicativa che avrebbe dovuto rappresentare la base per il rilancio della sua candidatura alle elezioni del 2024. In realtà era uno strumento ideato per rilanciare su Twitter i proclami di Trump, aggirando il bando che la piattaforma di microblogging gli ha imposto a tempo indeterminato il 6 gennaio, qualche ora dopo l’assalto a Capitol Hill. Risultati ampiamente inferiori alle attese dello stesso Trump, furioso per il ridotto traffico online della piattaforma (solo 1500 visualizzazioni sui social nell’ultimo giorno di vita del blog, secondo il Washington Post) The Desk of Donald J. Trump ha già finito la sua corsa e il portavoce di The Donald, Jason Miller, ha annunciato che non sarà riaperto. Secondo gli esperti, come rivela Business Insider, non c’era alcuna speranza che la piattaforma potesse funzionare: senza interattività, era solo un megafono per le urla di Trump.

CAPITOL HILL, PUNTO DI NON RITORNO SOCIAL PER TRUMP

Il destino sul web per l’ex presidente americano è cambiato, forse definitivamente, il 6 gennaio. L’assalto al Campidoglio accompagnato dal delirio sui social-megafono della destra estremista e xenofoba americana, Trump individuato come mandante morale delle violenze, di quell’inaccettabile bug nella democrazia statunitense. La strategia dei colossi dei social è stata condivisa e immediata: era il momento di mettere il bavaglio a Trump. Twitter, che già gli ha aveva dichiarato guerra durante la campagna elettorale contro Biden, segnalando i post “fuorvianti e potenzialmente dannosi sulla diffusione del Covid-19” così come Facebook decidevano di estrometterlo e silenziare la sua voce, creando un cortocircuito mediatico con Trump all’angolo e senza neppure l’appiglio di Parler, l’applicazione più amata dei suoi seguaci intolleranti, chiusa per il contenuto dei messaggi violenti e non cancellati dalla piattaforma. Insomma, senza lo scranno alla Casa Bianca e senza i social attraverso cui continuare a gridare ai brogli elettorali, Trump è stato messo all’angolo, senza munizioni.

LO SCENARIO ATTUALE

Mesi dopo, lo scenario è ancora lo stesso per l’ex presidente, nonostante risorse illimitate e un seguito ancora diffuso tra gli americani: Facebook ha prolungato il castigo fino almeno al 2023, la possibilità di tornare su Twitter per Trump è inesistente e c’è stato il ritorno di Parler che però per tornare sul market share di Apple ha dovuto rivedere la sua policy, nascondendo i post violenti e razzisti, oltre a operare un restyling nella dirigenza. A Trump, per ora, in attesa della prossima mossa annunciato dal suo staff, con tempi indefiniti, resta solo www.45office.com, il portale lanciato a fine marzo, attraverso cui i suoi supporter possono prenotare, a pagamento, messaggi di auguri per matrimoni e altre cerimonie e anche per i funerali.

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