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Ddl Zan, Draghi detta le regole del gioco

Lo Stato è laico e il Parlamento è libero. Non solo, il concordato è uno tra gli impegni internazionali. Il premier Mario Draghi interviene per mettere i suoi paletti dopo la richiesta del Vaticano di modificare il ddl Zan contro l’omofobia. Parole che sembrano voler smontare buona parte delle sovrastrutture che si stanno stratificando sulla vicenda. Non è un giudizio di merito ma una netta presa di posizione sulle regole del gioco.

Primo, il ruolo del Parlamento. “Senza voler entrare nel merito della questione, rispetto agli ultimi sviluppi voglio dire che il nostro è uno stato laico, non è uno stato confessionale. Quindi il Parlamento è libero di discutere”. Secondo, le obiezioni di Oltretevere. “Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per verificare che le nostre leggi rispettino sempre i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa”, ricorda Draghi. Terzo, il ruolo del governo. “Il governo non entra nel merito della discussione. Questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo”. Quarto, lo Stato laico. “La laicità non è indifferenza dello Stato rispetto a fenomeno religioso, ma tutela del pluralismo e delle diversità culturali”. Proprio ieri, ricorda il premier, “l”Italia ha sottoscritto con altri 16 Paesi europei un documento in cui si esprime preoccupazione” sugli articoli di legge in Ungheria che discriminano in base all’orientamento sessuale.

Messa in questo modo, la questione torna nei binari di una discussione che deve svolgersi nel Parlamento italiano. E che va affrontata nel merito del provvedimento. Con le forze politiche che devono far valere le proprie posizioni, a prescindere dal condizionamento di una iniziativa vaticana.

Uno Stato laico e un Parlamento libero possono arrivare a una legge che tuteli i diritti di tutti.

Il Concordato è un accordo tra Stati. Nel caso italiano, i Patti Lateranensi sono stati sottoscritti tra il Regno d’Italia e la Santa Sede l’11 febbraio 1929. Sottoposti a revisione nel 1984, regolano ancora oggi i rapporti tra la Repubblica italiana e la Santa Sede. Sono passati 37 anni e sembra evidente che una legge italiana che nasce nel 2021 possa prevedere un passo avanti rispetto all’impostazione di quella revisione.

Draghi ricorda le regole del gioco. Il resto può essere conseguente. Il Concordato può essere difeso, rivisto, o anche abolito se lo si ritenesse utile. Nel frattempo, c’è margine per far lavorare un Parlamento libero, in uno Stato laico, senza appiattirsi o annullarsi di fronte alle legittime e parziali (perché di parte) rivendicazioni del Vaticano.

 

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