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Arriva il semestre bianco che farà ‘ballare’ anche Draghi

Formalmente è un congelamento della vita istituzionale. Eppure, paradossalmente, è il momento di massima turbolenza. E’ una regola non scritta nella politica alla quale però non si sfugge mai. Quando scatta il semestre bianco, il governo di turno comincia a ballare. Sergio Mattarella è stato eletto il 31 gennaio del 2015 ma è entrato in carica il 3 febbraio. Questo vuol dire che il suo semestre bianco inizia il 3 agosto.

L’impossibilità di sciogliere le Camere, e quindi di andare al voto anticipato, diventa una sorta di via libera per i partiti ad alzare i toni, piantare bandierine, cercare di distinguersi. E non sarà da meno neanche l’esecutivo di Mario Draghi che gode è vero di una maggioranza amplissima, ma totalmente eterogenea. Anche perché al semestre bianco si andranno a sommare le amministrative che si terranno in autunno. E in cui, vale la pena ricordarlo, ciò che sta insieme al governo si contrappone in sede locale. Tante sono poi le partite personali: Matteo Salvini ha la sua sfida interna al centrodestra con Giorgia Meloni, Enrico Letta è al suo primo vero test da segretario del Pd, il M5s è a malapena reduce dal fragile accordo trovato tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte ed è comunque lacerato dalla lotta tra governisti e anti-governisti.

A tutto questo, ovviamente, si aggiungerà la ‘partita delle partite’, ovvero la scelta del successore di Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha più volte ribadito di non essere intenzionato a concedere il bis, eppure lo scenario non viene escluso nei ragionamenti che si fanno nei corridoi di Montecitorio. Le grandi manovre sono già cominciate, come dimostrano le sponde che in queste settimane si sono fatti l’un l’altro Matteo Salvini e Matteo Renzi.

Ma ha ancora senso il semestre bianco? Tra coloro che ritengono sarebbe più utile prevedere la non rieleggibilità del presidente della Repubblica c’è proprio l’attuale inquilino del Colle.

L’articolo della Costituzione in cui si parla di poteri di scioglimento del capo dello Stato è l’88. I padri costituenti aggiunsero una riga molto stringata: Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato. Perché questa scelta? Secondo un’ampia corrente di pensiero fu presa per evitare che un presidente della Repubblica sciogliesse le Camere in prossimità della scadenza del suo mandato nella speranza di ottenere una rielezione. L’obiettivo era quello di evitare che si ripetesse qualcosa di simile alla dittatura fascista. C’è anche un’altra spiegazione, che va letta sempre in relazione agli anni di cui stiamo parlando. Ovvero l’esigenza della Dc da una parte e delle sinistre dall’altra di evitare altrui colpi di mano. Insomma, nessuno si fidava.

Quale che sia stato il vero motivo, si andò avanti così fino al 1991. Accadde che si rischiava un ingorgo istituzionale tra durata del Parlamento e quella del settenato: in quel periodo l’inquilino del Quirinale era Francesco Cossiga. Ecco perché venne votata una riforma costituzionale che aggiungeva all’articolo 88 una frase che praticamente creava una eccezione alla regola del semestre bianco. E, dunque, tutto come scritto dai padri costituenti a meno che i famosi sei mesi finali “coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura”. In quel caso, quindi, si può sciogliere.

Recentemente è successo anche un’altra volta quando è scaduto il mandato di Giorgio Napolitano. Anzi bisognerebbe dire il primo mandato di Giorgio Napolitano. Dopo le Politiche del 2013 e il fallimento dell’elezione di Franco Marini prima e di Romano Prodi poi (i famosi 101) un fronte trasversale di forze parlamentari decise di uscire dall’impasse rieleggendo proprio Napolitano. E’ stato il primo e finora unico caso di bis al Quirinale. Va detto che sin dall’inizio era chiaro che quel settennato non sarebbe arrivato fino in fondo. Napolitano si dimise e si arrivò così all’elezione di Sergio Mattarella del 2015.

Ora stiamo entrando negli ultimi sei mesi del suo mandato e il presidente della Repubblica, nel discorso di fine anno, ha già dichiarato che intende la sua esperienza irripetibile.

Ma non è stata l’unica occasione in cui Mattarella ha fatto capire come la pensa. Nel bel mezzo della crisi che ha poi portato alla nascita del governo Draghi, in occasione dei 130 anni della nascita di Antonio Segni – un evento tutto sommato non di primo piano – nel suo intervento ha parlato proprio della questione della rielezione. Mattarella ha infatti ricordato che il suo predecessore aveva espresso la convinzione che fosse necessario introdurre in Costituzione proprio il principio di non rieleggibilità del capo dello Stato. Una convinzione che evidentemente condivide e che, se applicata, secondo lui potrebbe smontare proprio l’utilità stessa del semestre bianco.

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