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Afghanistan, una tragedia anche economica

Quando si parla di Afghanistan, si parla di una lunghissima sequenza di errori e di responsabilità storiche, e politiche, che si sono stratificate. Le immagini che stiamo guardando, con la fuga dai Talebani tornati al potere, devono interrogare la coscienza di tutti. Perchè le colpe, dirette e indirette, dell’ennesima crisi in un Paese martoriato, prima da una guerra infinita e poi da una transizione mai compiuta, appartengono a buona parte della comunità internazionale e, in particolare, alla coalizione occidentale guidata dagli Stati Uniti. Sono immagini che raccontano la disperazione di chi, dopo vent’anni di speranze e di promesse, vede tornare il buio della dittatura islamista. Il tentativo disperato di lasciare il Paese è una gigantesca sconfitta.

Oggi ci si interroga guardando quelle immagini. Le domande riguardano non solo il futuro dell’Afghanistan ma anche dell’intero, precario, equilibrio geo-politico. Vengono prima i popoli, le persone, e la crisi umanitaria. Ma poi arriveranno anche le conseguenze economiche, puntuali. L’Afghanistan che torna un Emirato islamico vuol dire sicuramente un nuovo, e pericoloso, elemento di instabilità. Si tratta di un fattore che è per definizione ostacolo alla crescita economica. Ragionando in termini globali, la ripresa dopo la durissima recessione imposta dalla pandemia Covid rischia quantomeno di subire un rallentamento.

Tre le implicazioni dirette del ritorno al potere dei Talebani. Il rischio, per ora potenziale, che il terrorismo internazionale di matrice jihadista possa trovare nuovo impulso; l’ondata migratoria verso il Pakistan e verso l’Europa che riproporrà in maniera sempre più urgente la necessità di arrivare a politiche condivise di gestione dei flussi; la possibilità che si possa rapidamente arrivare alla contrapposizione frontale tra due blocchi, Stati Uniti ed Europa da una parte e Russia e Cina dall’altra, con pesanti ripercussioni sul piano commerciale. I segnali già sono evidenti, a partire dalla scelta di lasciare aperte le due ambasciate a Kabul che per Russia e Cina, il primo passo per aprire un canale privilegiato con i Talebani.

Per comprendere quanto questi fattori possano pesare, è utile guardare l’andamento degli indici di Borsa di oggi. Si è fermano bruscamente il rally di Ferragosto che aveva spinto i titoli su livelli record. Certo, pesano anche il rallentamento dell’economia cinese dovuto alla diffusione della variante Delta del Coronavirus, e anche il nuovo aumento dei contagi in diversi Paesi, ma l’incertezza geopolitica seguita al collasso del governo afghano e all’avanzata dei talebani contribuisce non poco a spegnere la ritrovata fiducia dei mercati.

È presto per fare previsioni. Ma il rischio che quella afghana possa diventare non solo una tragedia umanitaria ma anche una, nuova, tragedia economica sembra piuttosto concreto.

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