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Green pass per tutti i lavoratori. Metodo Draghi anche coi sindacati

Era l’idea di Mario Draghi sin dall’inizio. La stessa cabina di regia in programma per domani mattina, più che luogo di confronto tra maggioranza e premier, rischia di essere un mero passaggio di ratifica. Dunque, domani il Consiglio dei ministri varerà il decreto che prevede l’obbligo di green pass per tutti i lavoratori, sia del pubblico che del privato. Una misura che scatterà a metà ottobre.

C’è voluta una settimana più del previsto perché la real politik non è estranea nemmeno al ‘metodo Draghi’ e così, alla fine, questi giorni in più sono praticamente quelli che il presidente del Consiglio ha concesso a Matteo Salvini per metabolizzare l’inevitabile. D’altra parte il segretario del Carroccio, in nome della concorrenza a destra con Giorgia Meloni, si è infilato in una strada in cui non lo hanno seguito nemmeno i suoi governatori né Giancarlo Giorgetti, per non parlare dell’elettorato di riferimento, quello degli imprenditori che vogliono prima di tutto evitare nuove chiusure. Per questo, dal partito gli è stato suggerito di focalizzarsi piuttosto su altre battaglie su cui è possibile portare a casa qualche risultato da intestarsi, come per esempio la delega fiscale.

Nessuna concessione al leader della Lega, ma nemmeno ai sindacati. Soprattutto sulla richiesta di tamponi gratuiti. Il presidente del Consiglio, insieme ai ministri Orlando, Speranza, Giorgetti e Brunetta ha incontrato a palazzo Chigi i segretari di Cgil, Cisl e Uil la cui posizione sin dall’inizio è a favore dell’obbligo vaccinale piuttosto che di quello di green pass. Ma non è stato un incontro di concertazione, tanto che sono gli stessi sindacati alla fine dell’incontro a spiegare che il presidente del Consiglio di fatto gli ha comunicato la sua decisione.

La richiesta delle organizzazioni dei lavoratori è quella di tamponi gratuiti, strani scherzi della storia vogliono che su questo punto si trovino in sintonia con lo stesso Salvini e con le richieste di Giorgia Meloni. Da palazzo Chigi, tuttavia, è arrrivato un no netto. Unica opzione alla quale si potrebbe lavorare, viene spiegato, è quella di prezzi calmierati per i test antigenici.

Se tuttavia la decisione di fare un unico provvedimento per tutti i lavoratori – mettendo i privati insieme agli statali – ha risolto il problema della platea (evitando per esempio che si determinassero zone grigie come la collocazione dei dipendenti delle partecipate) altri nodi sono in discussione. “Sulle sanzioni abbiamo chiesto che non sia possibile licenziare i lavoratori e su questo ci hanno dato garanzia”, ha spiegato al termine dell’incontro il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Per quanto riguarda le assenze, dovrebbe essere applicato lo stesso schema previsto per la scuola: la sospensione dal lavoro dovrebbe scattare dopo 5 giorni, a seguire lo stop dello stipendio.

 

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