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La Bce vede la ripresa ma “l’economia non è ancora fuori pericolo”

Bce

Christine Lagarde parla al Forum delle Banche centrali e spera di dare una prima boccata di ossigeno per tranquillizzare i mercati azionari europei. Dalla presidente della Bce arrivano messaggi ben definiti su quello che sarà l’orientamento dell’Eurotower nei prossimi mesi, ma anche un avvertimento: l’economia della zona euro “si è allontanata dal baratro, ma non è ancora fuori pericolo”. A preoccupare è “la carenza in alcuni settori delle forniture che sta frenando la produzione”. I “rischi per la crescita” non solo ci sono, ma potrebbero “rafforzarsi se la pandemia continua a influenzare i trasporti globali e le movimentazioni dei cargo, così come industrie fondamentali come i semiconduttori”.

A fronte dell’incertezza che il virus determina, la Bce tuttavia continuerà a fare la sua parte con una politica monetaria che guarda alla riduzione dell’inflazione, determinante per stabilizzare la crescita. “Una volta che sarà terminata l’emergenza pandemica e l’obiettivo si sta avvicinando – dice Lagarde – con la nostra forward guidance sui tassi, assieme agli acquisti con il programma ‘App’, assicureranno che la politica monetaria continui a sostenere il raggiungimento veloce dell’obiettivo di medio termine del 2% d’inflazione”. Dunque, si pensa a tenere sotto controllo i prezzi e il costo del denaro. In ogni caso – anche quando terminerà il Pepp, il Pandemic emergency purchase programme (marzo 2022), avviato a marzo 2020 dall’Istituto di Francoforte con un finanziamento complessivo di 1.850 miliardi di euro, l’acquisto di titoli pubblici e privati continuerà. Ma nell’alveo di un piano ordinario, ovvero dell’Asset Purchase Programme. Il fine è sempre lo stesso: migliorare le condizioni di offerta del credito e stimolare gli investimenti.

Quanto alla politica di bilancio la Bce evidenzia l’importanza di interventi mirati: “Dovrà essere chirurgica, cioè concentrata su coloro che hanno sofferto particolarmente. E diventare una spinta alla produttività, facilitando cambiamenti strutturali nell’economia e il passaggio verso settori orientati al futuro, realizzando gli obiettivi del Recovery”.

La linea è chiara. L’Eurotower crede nel ‘salto’ di qualità e di prospettiva che il Newt Generation Eu impone ai Paesi che ne beneficeranno, e su cui l’Ue deve poter contare per una ripresa duratura. Il “deficit primario strutturale” nell’area euro è dato “quest’anno al 4,1%, all’1,6% il prossimo e all’1,5% nel 2023”. Per Lagarde significa che “nel medio termine la politica di bilancio dovrà avere un quadro di regole che sottolinei sia la sostenibilità del debito che la stabilizzazione macroeconomica”. Temi che Paesi come l’Italia, che registrano uno dei debiti più alti tra i 19 Stati della zona euro, tengono particolarmente sott’occhio. Il problema resta però lo stesso: nel caso si dovesse tornare al Patto di Stabilità senza una modifica delle regole attuali il rispetto dei parametri è a rischio. In tempi di pandemia ogni andamento precedente è stato ribaltato. Il divario nel rapporto deficit-Pil e debito-Pil è cresciuto ovunque. Delle nuove condizioni, nella discussione sul post pandemia nelle istituzioni dell’Unione Europea, sarà impossibile non tener conto. Proprio con il fine di una stabilizzazione generale che limiti il più possibile le fluttuazioni di produttività, prezzi, livelli occupazionali, e di tutti i fattori ad essi collegati. Lo choc che ha colpito l’economia richiede approcci anche nelle politiche di bilancio più coraggiosi e innovativi.

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