Probabilmente in questi due anni di pandemia Ryanair non ha sofferto molto per la riduzione dei voli da Ciampino. Ma con la ripresa economica in corso, la sentenza del Consiglio di Stato che conferma il blocco notturno del secondo scalo romano e la riduzione di circa il 30% del volato giornaliero non farà piacere ai manager della compagnia aerea low cost irlandese.
La compagnia si era rivolta al Tar del Lazio nel 2018 contestando il piano di sviluppo predisposto da Aeroporti di Roma, il gestore dei due aeroporti della capitale, Fiumicino e Ciampino, per fronteggiare la crescente ostilità di cittadini e istituzioni locali per la espansione dell’attività dello scalo più piccolo. Ma a marzo del 2021 era stata battuta in primo grado.
Per fronteggiare le richieste del ministero della Transizione ecologica e della Regione, oltre al comune di Ciampino, Adr aveva prospettato il blocco dei voli notturni, dalle 23 alle sei del mattino; la riduzione del volato giornaliero, da 97 a 65 e imposto alle compagnie aeree (è coinvolta anche Wizz air) e la sostituzione del 50% degli aerei con modelli più performanti sotto il profilo della rumorosità.
Tutti si erano anche impegnati, senza successo, a provare nuove procedure di decollo che riducessero i decibel scaricati sulla popolazione intorno allo scalo Giovan Battista Pastine, questo il nome di battesimo dell’impianto dove atterrano anche gli aerei di Stato e gli executive privati. Impegni che avrebbero dovuti essere attuati entro il 2019.
Ryanair, che nel corso del giudizio è riuscita a strappare numerose sospensioni delle misure di contenimento dei voli, al Consiglio di Stato ha chiesto la cancellazione delle novità introdotte con il nuovo master plan di Adr, contestando le procedure, la conformità dei tetti alla normativa europea e le prove acustiche condotte dai periti. Ma gli avvocati del vettore irlandese non sono riusciti a convincere i giudici che hanno respinto tutte le richieste.
