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Le bollette aumenteranno ancora. Interviene Autorità energia

Continua la corsa verso l’alto dei prezzi dell’energia, almeno nel prossimo futuro. Anzi si profila un significativo aumento nel primo quadrimestre 2022. Principale indagato su questo fronte è il gas, ma pesano anche la distribuzione, la circolazione delle materie, in minor parte la CO2 (anche sulla scia della nuova proposta europea su clima e energia), e un pizzico di nervosismo dei mercati internazionali. Un elemento su cui non si riescono a vedere al momento segnali di inversione di tendenza. E’ questo il quadro disegnato dal presidente dell’Arera (l’Authority dei servizi pubblici di energia, acqua, rifiuti) Stefano Besseghini che – in un’audizione parlamentare sul decreto Bollette, messo a punto dal governo per mitigare la crescita dei prezzi e salvaguardare i clienti del mercato tutelato – mette in guardia dal pericolo nel breve e medio termine, specialmente ricordando che le misure di Palazzo Chigi coprono i cittadini e le imprese soltanto fino alla fine dell’anno. E’ per questo che Besseghini si spinge quindi in avanti, e chiede un intervento strutturale.

“I dati disponibili confermano la tendenza a ulteriori rialzi dei prezzi dell’energia nell’immediato futuro – si legge nella memoria che l’Arera ha portato alla commissione Industria di Palazzo Madama – le previsioni di medio periodo lasciano, ad oggi, intravedere un processo ancora lento di riallineamento verso prezzi più bassi”; con il gas naturale sopra “ai 40 euro a Megawattora per tutto il 2022, per poi scendere verso i 30 solo nel 2023”. E, siccome la questione tocca il nostro così come tutta Europa, a livello internazionale non ci sono segnali che lascino intravedere un cambio di rotta: “Per quanto riguarda il prezzo del gas naturale non si percepiscono, nel breve periodo, segnali di inversione di tendenza rispetto ai massimi storici raggiunti negli hub europei”. Questo anche al netto delle notizie sull’aumento di un potenziale aumento dell’offerta grazie “all’entrata in operatività del gasdotto Nord Stream 2”. Per Besseghini questo ha a che fare anche con la fase di preparazione (quindi di messa in sicurezza) alla stagione fredda: “La domanda europea di gas – dice – continua ad essere sostenuta sia dall’esigenza di completare la fase di iniezione negli stoccaggi sia dal maggior ricorso alla generazione termo-elettrica in alcuni Paesi come Germania, Regno Unito e Spagna, a compensazione della minore produzione di energia da fonti rinnovabili – soprattutto per l’eolico – rispetto allo scorso anno”.

L’energia europea e quella italiana è agganciata a quello che succede sul gas naturale. Più realisticamente “i prezzi dell’energia elettrica in Europa, e in Italia in particolare, seguono i corsi del mercato del gas naturale”; e le quotazioni di questi giorni vedono i prezzi medi sopra la linea dei 200 euro a Megawattora per tutto il periodo invernale, con stima in discesa intorno ai 100 euro a partire da aprile 2022. Secondo Besseghini in base al quadro attuale “se le previsioni di questi giorni dovessero mantenersi, si profilerebbe per il primo quadrimestre 2022 un ulteriore, significativo, aumento dei prezzi per i servizi di tutela che determinerebbe una situazione analoga a quella dello scorso trimestre”.

Ma un pezzetto del contributo all’aumento dei prezzi, ce l’hanno anche i permessi di emissione: i prezzi della CO2 sono aumentati di poco, ma comunque in aumento, per via del nuovo pacchetto Ue su clima e energia ‘Fit for 55’ che punta “al perseguimento dell’obiettivo di riduzione entro il 2030 delle emissioni di gas effetto serra di almeno il 55% rispetto al 1990, e del raggiungimento della ‘carbon neutrality’ entro il 2050”. La conseguenza – ne deduce il presidente dell’Authority – “un rialzo di prezzi dei permessi emissivi di CO2 più contenuti ma pur sempre in aumento rispetto agli aumenti dei prezzi del gas naturale”.

Il nuovo capitolo – cioè quello che succederà di qui in avanti – assume ancora più importanza. Dal momento che l’avvertimento Besseghini lo lancia forte e chiaro: “I provvedimenti adottati dall’Authority in attuazione del decreto Bollette hanno natura temporanea e limitata al trimestre in corso”. Vuol dire che dal primo gennaio si ricomincia da capo. Anzi anche peggio stando alla tendenza all’aumento dei prezzi. E’ per questo che “in assenza di ulteriori nuovi interventi legislativi” l’Autorità guidata da Besseghini “sarà tenuta a riportare i corrispettivi delle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema a livelli che assicurino il gettito annuo necessario per finanziare gli obiettivi di pubblico interesse”. Tradotto: le risorse messe a disposizione dal decreto risultano adeguate a mantenere i livelli delle componenti tariffarie a copertura degli oneri generali solo per il quarto trimestre 2021. Quindi senza altre norme ad hoc, i prezzi delle bollette torneranno a salire. E di molto: “In mancanza di misure strutturali tali aumenti degli oneri generali, attualmente azzerati per i clienti domestici, si sommeranno a quelli che riflettono, per il servizio di maggiore tutela, l’andamento dei prezzi all’ingrosso”. Nel radar di Besseghini alcune di queste misure sono evidenti: come “la stabile destinazione del gettito delle aste per l’assegnazione delle quote di emissione di CO2 alla riduzione degli oneri generali di sistema, il finanziamento delle misure di politiche pubbliche in campo sociale e industriale”. E in generale c’è “la necessità, divenuta ormai improcrastinabile, di impiegare strutturalmente fondi del bilancio dello Stato per finanziare gli oneri generali non strettamente afferenti al sistema energetico, ma legati a obiettivi di natura sociale, come il bonus per le famiglie economicamente disagiate, e a obiettivi sistemici di politica industriale”, tipo il sostegno alle imprese energivore, oltre che la copertura del regime tariffario speciale per Rfi per i consumi di energia elettrica sulla rete ferroviaria tradizionale.

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