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Energia, le rinnovabili costano troppo: la Francia punta sul nucleare

nucleare francia

Sviluppare il nucleare di nuova generazione costerà meno di una transizione energetica alimentata al 100% dall’eolico e dal solare. E’ questa una delle conclusioni più controverse dell’attesissimo studio sui “Futuri Energetici 2050” della Francia, commissionato già nel 2019 dal governo francese al gestore nazionale delle rete RTE, Réseau de Transport d’Électricité.

Una ricerca di ben 600 pagine destinata – secondo “Le Figaro” che ne ha pubblicato ampi stralci – a scontentare un po’ tutti: gli anti-nuclearisti che oggi sono peraltro più taciturni per via della crisi energetica, e i detrattori delle rinnovabili che considerano il loro sviluppo troppo oneroso.

Ma lo studio è destinato soprattutto a infiammare una campagna elettorale già molto combattuta tra Macron e i candidati (tutti favorevoli all’atomo) centristi e di destra. E non potrebbe essere diversamente nell’unica potenza nucleare europea chiamata, come tutti gli altri Paesi Ue, a dare il via a una drastica decarbonizzazione mentre l’inflazione bussa alle porte e l’appuntamento ad aprile con le urne, per eleggere il prossimo inquilino dell’Eliseo, si avvicina.

Anche la Francia ha 30 anni per vincere la sfida energetica lanciata da Bruxelles con il “Green Deal”, la strategia per arrivare a zero emissioni entro il 2050 considerata cruciale per garantire la crescita sostenibile europea tanto da essere diventata il pilastro centrale di NextGeneration Ue.

Come riuscirci quando l’elettricità conta per il 25% di tutti i consumi energetici francesi (e il 20% di questa è fornita dai reattori) mentre l’elettrificazione massiccia dell’economia o l’ulteriore sviluppo di rinnovabili rischiano di avere costi esponenziali?

“In vista del 2030 – suggerisce lo studio – bisogna sviluppare le energie rinnovabili tecnicamente ed economicamente mature e prolungare il nucleare esistente“. Secondo gli studiosi, infatti, nessun mix energetico realistico può riposare su una sola tecnologia (per esempio, le rinnovabili) e sperare di raggiungere la neutralità carbonica nei tempi dati. Al contrario, “è pertinente, dal punto di vista economico, costruire nuovi reattori” e, alla luce dei costi per aumentare il parco elettrico francese, bisognerà contemporaneamente sviluppare soprattutto l’eolico e il solare.

Il dibattito sulla transizione green francese alle prese con la crisi energetica era entrato nel vivo già il 12 ottobre, con l’annuncio di Macron (a soli sei mesi dal primo turno elettorale) di voler investire un miliardo di euro fino al 2030 per la costruzione di “piccoli reattori nucleari” (i cosiddetti SMR, small modular reactors) altamente innovativi, facili da costruire e capaci di gestire meglio le scorte. Sulla carta, un’opzione più vantaggiosa e veloce rispetto ai grandi progetti avviati per costruire reattori di nuova generazione ad acqua pressurizzata (EPR).

Non sfugge quindi come il nuovo studio sdogani di fatto anche la questione (che Macron aveva lasciato momentaneamente in sospeso) sul nucleare di terza e quarta generazione suggerendo di andare oltre ai sei nuovi reattori che l’Eliseo pensava di costruire perché “anche uno scenario di rilancio minimo del nucleare implicherebbe il raggiungimento di un ritmo di impiego delle rinnovabili particolarmente elevato” quindi, economicamente, poco sostenibile. Dall’analisi completa dei costi per sviluppare ogni energia emerge peraltro – sottolineano gli esperti – che “un mix elettrico basato al 100% sulle rinnovabili costerebbe tra i 77 e gli 80 mld di euro, contro i 59 miliardi per un mix che comprende il nucleare, costituito al 50% di reattori EPR”.

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