Cerca
Close this search box.

Germania, le imprese hanno meno fiducia e anche il Pil rallenta

germania

Per l’economia il 2021 è ancora l’anno dell’incertezza. Lo dimostrano le ultime rilevazioni che arrivano dalla Germania, che vanta non solo una delle economie più forti al mondo, ma indiscutibilmente anche la più solida in Ue. Oggi l’indice Ifo – che misura la fiducia delle imprese tedesche elaborato dal Center for Economic Studies di Monaco – fornisce stime che allertano.

Scende nettamente l’aspettativa dei manager: ora a 97,7 punti rispetto ai 98,9 di settembre. A pesare è un problema che sta riguardando la maggior parte dei Paesi industrializzati, ovvero quello delle consegne che rallentano le produzioni. Ad essere evidenziati “non sono solo i problemi di approvvigionamento, ma il conseguente calo delle attività degli impianti manifatturieri. Lo scetticismo è sempre più evidente”, fa sapere l’istituto, e “le valutazioni delle aziende sulla situazione attuale sono meno positive”.

Ma anche la Bundesbank traccia in giornata un quadro inferiore alle attese. “Nel trimestre in corso è probabile che la crescita rallenti significativamente”, sostiene la Banca Centrale tedesca. “E quella dell’intero anno sarà al di sotto della previsione del 3,7% fatta a giugno”. Cosa sta accadendo all’economia tedesca? Il problema non è la domanda, ma l’offerta. L’industria, in particolare, continua a soffrire di carenze nell’offerta e la domanda di servizi diminuisce. Un esempio è quello del settore automobilistico “particolarmente colpito dalla carenza di semiconduttori”.

Rimanendo sani gli ordini si è creato un divario “estremamente elevato” tra domanda e produzioni. Il problema delle materie prime, profilano gli economisti, potrebbe durare fino al prossimo anno, avendo evidenti ripercussioni sulla crescita per i mesi che verranno. Sulla condizione complessiva pesano, inoltre, i rischi inflazionistici.

Nel rapporto pubblicato oggi Bundesbank sottolinea che le difficoltà di approvvigionamento, insieme al caro energia, continueranno a spingere i prezzi al rialzo: “E’ probabile che il tasso di inflazione continui a salire, prima di diminuire gradualmente nel prossimo anno”. Insomma, il post pandemia non risparmia nessuno. Nemmeno la principale roccaforte economica europea è immune dagli imprevisti che frenano la ripresa.

In Italia la situazione è diversa, seppure con gli stessi rischi che attanagliano in questa fase l’economia tedesca. Pochi giorni fa Bankitalia ha confermato la straordinaria crescita attesa per il 2021, che dovrebbe attestarsi al 6%. Ma con due fattori che allontanano la stabilizzazione: da un lato l’evoluzione della pandemia, dall’altro l’inflazione che, però, via Nazionale continua a considerare “temporanea”. Carenza dei materiali e aumento del costo dell’energia sono le ‘variabili’ che insidiano un recupero che sia costante del Pil. Inoltre Roma, a differenza di Berlino, deve fare i conti con il pregresso debito pubblico a cui si è aggiunto il debito contratto durante la crisi sanitaria.

Il rapporto deficit/Pil e debito/Pil sono tali in Italia da imporre molta cautela. Il governo su questo versante continuerà ad assicurare politiche espansive nella convinzione che il debito potrà scendere solo puntando sulla crescita. In questa direzione restano in piedi le spinte per favorire una modifica delle regole stringenti che in Ue riprenderanno a gennaio 2023 del Patto di stabilità e crescita. In particolare, i Paesi del Sud Europa lavorano per un cambio di passo su diversi fronti delle politiche dell’eurozona. Ad esempio: si riuscirà a creare un ‘fondo comune europeo’ per assorbire l’extra debito causato dalla pandemia?

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.