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I dati sull’inflazione e le prossime mosse della Bce

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Sono i rischi legati all’inflazione quelli su cui la Banca Centrale Europea punta principalmente i riflettori in questo ultimo trimestre 2021. Stasera e domani è prevista la riunione del Consiglio direttivo. Non sono attese modifiche sostanziali nelle scelte di politica monetaria impostata dopo la pandemia per favorire la ripresa economica. Probabile che il cambio di passo sull’acquisto massiccio di titoli di Stato, che ha consentito il salvataggio delle economie nazionali, partirà dopo dicembre. Allora il board di Bce potrebbe davvero annunciare il ‘tapering’ in ambito Pepp per passare al programma ordinario di Quantitative easing previsto da App.

I segnali che arrivano dalle principali economie dell’Eurozona non sono positivi. L’inflazione sale ovunque e l’aumento dei prezzi non è solo un problema per le famiglie, lo è anche per le imprese che faticano a trovare sul mercato le materie prime. Inoltre, c’è il caro energia, su cui l’Ue non trova un’intesa e che rappresenta il principale ostacolo in questa fase alla stabilizzazione dei prezzi. Le posizioni dei 27 sono ancora distanti, come dimostra il nulla di fatto al vertice di emergenza dei ministri Ue che si è tenuto ieri a Lussemburgo. Più a rischio i Paesi che dipendono principalmente dai combustibili fossili e che, in questo momento, sono più vulnerabili.

Sulla diminuzione progressiva del potere di acquisto dell’euro le stime delle principali economie dei 19 Paesi dell’Unione monetaria sono riviste al rialzo. Oggi il ministro dell’economia tedesco, Peter Altmaier, è stato chiarissimo. Berlino si aspetta “un’inflazione del 3% per il 2021 e del 2,2% nel 2022”. Il dato del mese di settembre è indicativo con un picco “del 4,1%” determinato “dall’aumento dei costi dell’energia”. Il governo conferma le previsioni di pochi giorni fa della Bundesbank: la locomotiva tedesca nel 2021 registrerà “una crescita inferiore rispetto alle attese” che si attesta al 2,6%, ben più bassa delle previsioni dello scorso aprile, che contavano su un +3,5%. Un’inversione di tendenza – se non addirittura un rapidissimo aumento della ripresa – si potrebbe registrare nel 2022, ma tutto dipenderà dalla catena delle consegne e dal suo consolidamento.

Anche in Francia l’inflazione risulta in aumento del 2,2% su base tendenziale, in leggero rialzo rispetto alla stima preliminare (+2,1%) e in accelerazione rispetto all’1,9% di agosto. Ha fatto discutere Oltralpe il possibile aumento del costo della ‘baguette’: per l’acquisto del noto pane francese pesano gli aumenti dei prezzi di grano ed energia. Quanto all’Italia, i dati dell’Istituto nazionale di Statistica al 30 settembre 2021 registrano un aumento del 2,6% su base annua (da +2,0% del mese precedente). Anche da noi ad incidere sono i beni energetici, che a loro volta stanno determinando il caro prezzi dei beni alimentari. Cosa fare?

Sebbene per la Bce il balzo inflazionistico sia ‘transitorio’, si pone il problema del forte stimolo monetario che l’Eurotower ha messo in atto per la crisi pandemica. La presidente, Christine Lagarde, ha ritenuto l’offerta di moneta e l’abbassamento dei tassi di interesse linfa vitale per l’economia dell’Eurozona dopo il crollo dovuto ai lockdown. Ma la lama potrebbe essere a doppio taglio. Adesso una mossa sbagliata metterebbe a rischio le scelte giuste fatte negli ultimi 18 mesi. L’obiettivo, in ogni caso, è la stabilità dei prezzi, mission dell’Istituto e parametro fondamentale di normalità. Vedremo domani quale sarà la strada imboccata da Francoforte sugli incentivi all’economia, quando il Consiglio direttivo – composto dal Consiglio esecutivo e dai 19 governatori delle Banche centrali dell’area euro – annuncerà le decisioni di politica monetaria. Si attende che l’atteggiamento resterà morbido. Da verificare c’è però un ulteriore passaggio. Ovvero, quanto nei prossimi mesi le dimissioni del governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, influiranno sui futuri equilibri di Francoforte. Molto dipenderà dalla formazione del nuovo governo di Berlino che dovrà sceglierne il successore. I conservatori della più accreditata coalizione ‘Semaforo’ – formata da Spd, Verdi e liberali – vogliono che a un ‘falco’ segua un altro ‘falco’.

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